Dall’avanspettacolo alle sitcom, sempre all’insegna del buonumore

E così se n’è andata anche Sandra. Sarà retorica o come volete chiamarla, ma l’aveva ripetuto mille volte: «Senza Raimondo non posso vivere». Sono passati cinque mesi dal funerale di Vianello e tutti abbiamo ancora impresso il volto straziato della Mondaini mentre invocava il nome del marito. Insomma, non ce l’ha fatta più a restare sola.
Per tutti noi Sandra era diventata una di famiglia, come Raimondo. Del resto eravamo abituati a vederli insieme, come se separati non avessero senso. Che coppia, tanto litigiosa nella finzione quanto inseparabile nella vita privata. E ora Sandra se n’è andata anche lei, per raggiungere il compagno, lasciando soli i due filippini, Edgar e Ramon, adottati col marito quindici anni fa («i figli li ho tanto voluti, ma non sono mai arrivati») e, perché no, anche quella platea che per ben più di cinquant’anni ha riso con lei, prima alla radio e in teatro, poi al cinema e infine in tv.
Era stata una ragazzina artisticamente precoce, Sandra, nata a Milano nel 1931. Il padre Giacinto era pittore, nonché umorista del Bertoldo. Quando la figlia aveva quattordici anni, ne aveva fatto la propria modella preferita. Pronta per essere notata da due volponi del palcoscenico, Marcello Marchesi (che nel ’49 la prese al volo come soubrette di rivista) ed Erminio Macario. Piccola di statura, ma molto ben proporzionata, il visino malizioso e due gambe che lévati, eccola presto a fianco di Tino Scotti (Ghe pensi mi), Carlo Campanini (Chi vuol esser lieto sia) e Ugo Tognazzi (Dove vai se il cavallo non ce l’hai), quando a scalciare al suo fianco c’era Elena Giusti, indiscussa primadonna della specialità, ovviamente dopo Wanda Osiris.
Il successo, clamoroso, arriva con Renato Rascel in Attanasio cavallo vanesio. Passano pochi anni ed è già tempo di televisione. Il primo direttore generale della Rai, Sergio Pugliese, la scelse come soubrette della neonata compagnia di rivista tv a fianco di Febo Conti, Pietro De Vico, Elio Pandolfi e Antonella Steni. Ormai Sandra è lanciata e arrivano le proposte cinematografiche. Niente di memorabile, intendiamoci, basta scorrere alcuni titoli: Susanna tutta panna, Le dritte, Noi siamo due evasi, Caccia al marito, Le Olimpiadi dei mariti. Guarda caso, negli ultimi tre si ritrova sul set accanto a Raimondo Vianello, uno stempiato lungagnone romano, figlio di un ammiraglio, dall’aria sonnolenta e dall’aplomb impeccabile, già molto popolare in tv per il programma Un, due, tre con Tognazzi.
Scoppia l’amore e nel ’62 il quarantenne Raimondo, ormai cinematograficamente vedovo di Tognazzi, passato con Il federale a ruoli più impegnativi, sposa la trentunenne Sandra, testimone proprio l’amicissimo Ugo. «Le ho fatto la dichiarazione davanti a una cotoletta alla milanese», confessò beffardo Raimondo. Un’unione che si rivelerà felicissima, alla faccia del sarcasmo di Cinecittà. Ma Sandra era davvero bella. Non una vamp da spaccare il teleschermo, però sul palcoscenico non riuscivi a staccarle gli occhi di dosso. E poi l’ironia, l’incapacità di prendersi sul serio, chissà se è stato Raimondo a trasmetterle a Sandra o viceversa. Uniti in tutto e per tutto, perfino nella malattia, un tumore lui, più di trent’anni fa, al rene, uno lei, più recente, ai polmoni, entrambi perfettamente guariti.
L’ha sempre detto del marito, Sandra: «L’ho sposato perché è intelligente, colto, gentile, buono. E poi allora era anche un bell’uomo...». Aggiungendo: «Mica era il farfallone che interpreta in tv, se no l’avrei mollato da quel dì». Mezzo secolo insieme, roba da far concorrenza a Paul Newman e Joanne Woodward. Anche se a Canzonissima del ’62-63, fu chiamata Sandra, senza Raimondo, con Tino Buazzelli a sostituire la coppia defenestrata (a furor di Popolo dc) Dario Fo-Franca Rame. Fu l’ultima volta che marito e moglie lavorarono divisi. Poi venne una serie ininterrotta di successi in coppia, soprattutto televisivi: da Studio Uno (’65) a Il tappabuchi (’67), da Tante scuse (’74) a Stasera niente di nuovo (’81), sempre in Rai. Fino al fragoroso passaggio alla Fininvest, nell’82, il periodo delle faraoniche campagne acquisti berlusconiane. Nuova rete, stessi successi, anzi amplificati. Attenti a noi due, Zig Zag (’83-86), Sandra e Raimondo Show (’87) e il boom di Casa Vianello (dall’88 a pochi mesi fa).
Vent’anni di finti screzi, con lo spericolato Raimondo che, per la smania di fare il casanova, si caccia in qualche guaio, e la saggia Sandra che interviene a salvarlo. Mica facile, a pensarci bene, rifare se stessi per decine e decine di puntate. «La coppia più importante della storia della tv» è stata la beatificazione ufficiale di Fedele Confalonieri. D’accordissimo, ci mancherebbe altro. Quante risate, altro che noia!
Mezzo secolo a tenerci compagnia, senza mai abbassare la guardia (né il buon gusto), i nostri amici Sandra e Raimondo, sorridenti anche nei momenti bui. «Il nostro segreto? Ridere insieme», spiegava Sandra a chi si meravigliava di tanta serenità di fronte a quel raro, doloroso male che l’ha costretta all’immobilità e all’addio alle scene. Crociera Vianello, alla fine del 2008, è stato il suo ultimo atto. «Mi spiace ma devo lasciare il mio mondo, il mondo dello spettacolo» aveva confidato a Natale.

Poi, aveva buttato lì: «A meno che mi trovino un ruolo adatto, come una vecchietta in carrozzina». Con un affettuoso buffetto, neanche tanto tempo fa, al suo uomo: «Raimondo? Era il mio amante, è diventato il mio badante». Irresistibile congedo di una piccola, grande donna.

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