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Dall’Istat (ancora) allarme povertà ma i ristoranti hanno la fila fuori

Ore 18, chiamata al ristorante D’O a Cornaredo, Milano. «Salve, vorrei prenotare un tavolo per due». Risposta: «Il primo posto libero è a gennaio 2011». «Sta scherzando?», voce al telefono: «No, mi dispiace, per la sera è tutto pieno, a mezzogiorno potrei trovarle qualcosa da settembre... ». Chissà, forse Davide Oldani, lo chef, non ha letto i (sempre) allarmanti dati Istat sulla povertà. Ma quale Italia raccontano?
Poveri Nel paese del record europeo di telefonini (uno e mezzo a persona), secondo l’Istat le famiglie che vivono con il minimo indispensabile sono il 10,8% del totale, cioè 2 milioni e 657mila. Di queste, un milione e 162mila (4,7%) è povero in maniera assoluta: non possono permettersi neppure i beni e i servizi essenziali. Anche per i 7 milioni e 810mila poveri «relativi» (13,1%) l’Istat ipotizza una situazione stazionaria ma a Sud la povertà è quattro volte superiore alla media nazionale. A stare peggio sono le famiglie con due o tre figli piccoli a carico. I più poveri vivono in Calabria (27,4%), Sicilia (24,2), Campania e Basilicata (25,1). Stanno peggio gli operai, meglio gli artigiani, dicono le cifre.
La nostra inchiesta Milano, via Marghera, zona semi centrale: le pizzerie di sera sono gremite. Al Pomodorino in via Solari, (verdurine e pizze alla marinara), l’altra sera c’era una nutrita coda, per lo più coppie o uomini soli (forse con la famiglia già al mare). Da Giannino gli affari si fanno a pranzo e a cena. «A mezzogiorno è sempre pieno - spiega al telefono Monia -. Finché ci sono uffici e gente al lavoro non abbiamo problemi, la crisi non la sentiamo proprio». E per cena? «A giudicare dal delirio che trovo al mattino direi proprio che si lavora tantissimo in cucina». La crisi c’è ancora ma, come dice il presidente della Fipe, Lino Stoppani, titolare del rinomato Peck: «È venuto meno il pessimismo, che fa più male della crisi. E quando guardo il cassetto serale del mio ristorante vedo il miglioramento».
Da Milano alla capitale. Alla Vecchia Roma sono contenti, la gente arriva, sia turisti che romani. Ma Antonio, il titolare è cauto. «Non vediamo le famiglie, la gente con figli non viene al ristorante, magari frequenta le pizzerie. Ci salviamo con le coppiette». All’Enoteca Ferrara, Trastevere, Mariagrazia spiega che «la situazione è stata drammatica nel 2009, ora stiamo risalendo la china. La gente ritorna al ristorante ma delicatamente. Certo non sono più gli anni passati, dove fuori dal nostro ristorante c’era la coda… ». Cambi città e i problemi sono gli stessi. Alla Trattoria napoletana del Cerriglio, Marcello ci racconta le nuove abitudini dei goderecci partenopei. «Sabato e domenica si lavora, ma la gente si mangia un piatto, una pizza, una frittura, la cena non la fa più nessuno. Una volta si consumava dall’antipasto al dolce». Al ristorante Don Salvatore, lungomare, Elpidio racconta un'isola felice: «Solo nei matrimoni, spendono 120-130 a persona e invitano minimo cento persone». Alla faccia della crisi. Che in Sicilia non sfiora locali storici come l’Antica Focacceria. Il ristorante, invece, è meno battuto. Secondo Antonio, frutta il 20% in meno dell’anno scorso.
Weekend senza limiti Nel weekend città vuote e tutti al mare, nonostante l’Istat. In Liguria, le spiagge sono assaltate. A Zoagli cerchiamo un appartamento in affitto per la stagione, a 3.000 euro al mese: per luglio e agosto non c’è speranza. Ad Albisola, Oreste De Rossi, titolare dei Bagni Ulisse sorride: «È il secondo weekend dove abbiamo registrato il tutto esaurito. Gli ospiti non trovavano spazio nemmeno per uno spillo». Si va verso il tutto esaurito anche nelle isole pontine, Ventotene e Ponza. Grazie anche una politica di abbattimento prezzi che attira i turisti come mosche. Affittare una barchetta per quattro persone, per esempio, costa 40 euro contro i 60 che erano chiesti un anno fa.
In Toscana la situazione è meno brillante ma pure i prezzi dei servizi. Al Palazzo della spiaggia, Marina di Pietrasanta, i gazebo sulla spiaggia a 90 euro al giorno non sono esauriti. C’è il calciatore Di Natale, ospite fisso, per il resto «facciamo il pieno a fine settimana, ma gli stagionali non li fa più nessuno. Al massimo una settimana o due». E anche a Viareggio, il Bagno Rossella, ammette qualche resistenza dei turisti. Del resto, i lettini costano 20-25 euro al giorno e per un mensile a luglio e agosto si devono scucire 570 euro.
Verso l’esodo Per il mare, complice il caldo, si va verso il pienone. Per i monti c’è da aspettare agosto, mese tradizionalmente dedicato alle passeggiate ma le prenotazioni sono tutte in rialzo, a partire da Trentino e val d’Aosta.
Nei luoghi di villeggiatura, complessivamente, si aspettano un 15% di ospiti in più rispetto all’anno scorso. La stagione estiva sembra promettere al meglio.

E secondo un’indagine qualitativa della Fipe, la Federazione italiana dei pubblici esercizio, si respira aria di fiducia delle imprese che sale, di 9,9 punti nel secondo trimestre dell’anno sul periodo gennaio- marzo. Rispetto a un anno fa il miglioramento risulta ancor più marcato. Che il peggio sia passato?

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