Dalle Alpi al Nilo, vacanze via dalla pazza folla

I suggerimenti per visitare le collezioni più insolite e curiose, aperte da poco o appena rinnovate

È Cristo, re del mondo, e quindi siede su un trono dorato. Ma siccome è anche un bambino, si è addormentato e poggia la gota paffuta sulla mano mentre un piedino è posato sull’orbe terracqueo. Questa statuetta secentesca - incantevole fra i tanti tesori della scultura lignea italiana - è esposta al Museo Diocesano Prenestino di Arte sacra (Palestrina), uno dei piccoli templi segreti della bellezza che vorremmo indicarvi in questo itinerario, breve per via dello spazio e anche opinabile, perché abbiamo seguito le nostre personali suggestioni. Abbiamo scelto piccoli scrigni di cui l’Italia è ricca, alcuni dei quali aperti o restaurati negli ultimi anni.
Partiamo dal Nord. Il forte di Bard è una scenografica fortezza sabauda all’imbocco della Valle d’Aosta. Restaurato dopo lunga decadenza, dal gennaio 2006 ospita il Museo delle Alpi, qualcosa di assolutamente diverso da una raccolta di fossili e oggetti di legno. Il modernissimo allestimento fa ampio uso delle più innovative e spettacolari tecnologie audiovisive per rappresentare in 29 sale il mondo alpino «fuori della cartolina». Un’indagine profonda che attraversa gli aspetti geologici e morfologici, la flora, la fauna, le acque, le popolazioni, le culture, le lingue, le forme d’arte (Info: 0125833811; www.fortedibard.it).
A Torino, nel solenne Palazzo ottocentesco degli Istituti Anatomici in via Pietro Giuria 15, è aperta da quest’anno una delle più insolite raccolte di tutta Italia: il Museo della Frutta che presenta la collezione di più di mille «frutti artificiali plastici» modellati dal geniale ceroplasta Francesco Garnier Valletti. Singolare personaggio, il Garnier Valletti: nel 1853 il vivaista Augusto Burdin gli propose di dar vita a una «Società del Museo Pomologico» di cui diventerà il modellatore ufficiale, presto celebre in tutta Europa. Nel 1877 ottocento dei suoi frutti, creati con una tecnica raffinatissima e innovativa, vennero acquistati dal principe Enrico d’Orange, appassionato botanico. Oggi la collezione di oltre mille frutti di Garnier Valletti si ammira non soltanto per la veristica bellezza degli oggetti: il museo, che espone frutti non più coltivati o in via di estinzione, è anche un punto di riferimento nella difesa della biodiversità (Info: 0116708195; www.museodellafrutta.it).
È nuovo di zecca anche il Museo della Grafica appena aperto a Pisa a Palazzo Lanfranchi (Lungarno Galilei 9). Forse una delle più importanti collezioni pubbliche di grafica contemporanea, ospita la raccolta di grafica nata nel 1957 per iniziativa di Carlo Ludovico Ragghianti, oltre a eccezionali donazioni come la raccolta Timpanaro (oltre mille pezzi appartenuti allo scienziato Sebastiano Timpanaro tra cui un prezioso nucleo di acqueforti di Giovanni Fattori) o la donazione Argan, 600 tra incisioni e disegni che documentano le relazioni dello storico dell’arte con artisti del Novecento italiano (Info: 0502211913).
Massa Marittima, novemila anime, nove musei. Per chi non volesse visitarli tutti (ma esiste un biglietto cumulativo di 15 euro) suggeriamo la più insolita fra le raccolte della cittadina grossetana, il Museo degli Organi Meccanici antichi (corso Diaz 28). Più che un museo, è la realizzazione del sogno del modenese Lorenzo Ronzoni, che da sempre raccoglie questi gioielli musicali portatili e che, alla ricerca di ospitalità, incontrò un’amministrazione intelligente. Nell’antica chiesa sconsacrata di San Pietro all’Orto, Ronzoni restaura, illustra, suona i suoi tesori, introducendo grandi e piccini nel magico mondo della musica «fatta a mano» (Info: www.massamarittimamusei.it).
Ed eccoci al Bambinello addormentato che ci accoglie nel Museo Diocesano Prenestino di Arte sacra (Curia vescovile; info: 069538116), una raccolta rinata per l’opera appassionata del prenestino Peppino Tomassi che con un raffinato allestimento ne ha messo in luce i tesori: sculture lignee, tabernacoli, argenti, reliquiari, paramenti sacri, reperti romani e paleocristiani.

È un luogo di bellezza silenziosa, non lontano da un’altra simile oasi, il Museo Archeologico Nazionale di Palazzo Barberini, al culmine del celebre tempio della Fortuna Primigenia: ospita uno dei più importanti mosaici dell’antichità che illustra il Nilo dalle fonti mitiche alla foce, inimitabile esempio dell’arte musiva ellenistica (Info: 069538100). Non farete code per osservarlo. Quando chi scrive lo vide, nel museo i visitatori erano tre. C’è molta distrazione in giro.

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