Dall'Expo al G7, la ribalta dei violenti

L'area antagonista lancia una mobilitazione anti-Israele. Il rischio è un biennio ad alta tensione

Non si sono ancora spenti i focolai di polemiche, come la giusta indignazione per le devastazioni del Primo maggio. E già si accendono nuovi motivi di preoccupazione. È notizia freschissima la scarcerazione di un militante antagonista che era stato arrestato per l'aggressione a bastonate di un vice questore. Ora si possono segnare sul calendario nuovi appuntamenti ad alta tensione, primo dei quali il 19 settembre. Con un nuovo scenario all'orizzonte: il G7 del 2017 a Milano.

La città ha conosciuto spesso negli ultimi anni occasioni di allarme sull'ordine pubblico, gestito peraltro in modo egregio dalle autorità di pubblica sicurezza. Gli eventi internazionali però calamitano sulla città l'attenzione di frange esagitate che trovano nella contestazione violenta dei grandi appuntamenti un pretesto per sfogare frustrazioni ideologiche e spesso anche personali. Per questo la notizia (rivelata dal Giornale ) che Milano ospiterà nelle aree dell'Expo il summit dei Paesi più sviluppati del mondo, fa subito pensare a un biennio di tensione. È accaduto anche per Expo. Per esempio per la cosiddetta «May parade». La sfilata del Primo maggio aveva sempre lasciato nelle strade del centro uno strascico di imbrattamenti vergognosi. Tre mesi fa, però, inserita nella mobilitazione dei cosiddetti «No Expo», ha fatto registrare un inquietante salto di qualità, con la comparsa nel corteo di frange violente riconducibili alla sinistre figure dei black bloc. Auto incendiate e devastazioni di ogni tipo sono state un pessimo biglietto da visita per l'esposizione universale, preannunciato da un tam tam di minacce, forse non adeguatamente valutate a Palazzo Marino. Destò grande sorpresa, per esempio, il fatto che i responsabili di alcune «incursioni» vandaliche avessero trovato la loro base in un ex albergo occupato da anarchici in Zona 7.

Alcune drammatiche scene viste a Milano il Primo maggio hanno ricordato i fatti di Genova del 2001, quando il G8 divenne - per una minoranza violenta - il pretesto per scatenare una contestazione «anti globalizzazione». A sua volta Genova non fu altro che il bis della guerriglia di Seattle (Usa). E c'è un filo rosso che tutto tiene: nella delirante analisi pseudo-politica degli antagonisti, l'Expo non è altro che una «fiera delle multinazionali», dunque un emblema del fantomatico «neo liberismo» che viene individuato come il nemico ideologico numero uno. Altro simbolo elevato a nemico da abbattere e combattere è ovviamente lo stato di Israele. Expo e Israele si incroceranno il 19 settembre. «Giornata - si legge nel delirante appello lanciato dalla campagna «No Expo No Israele» e firmato dal Fronte Palestina - nella quale è previsto l'arrivo di Abu Mazen all'Expo contestualmente, nello stesso mese, alla presenza di un rappresentante israeliano». Quel giorno, prosegue l'appello, lo stesso che ha preso di mira il candidato del Pd Lele Fiano, «deve essere un'occasione per far sentire la nostra voce, rilanciare la lotta contro Expo e la narrazione che ci propina, opporsi alla presenza di Israele come principale partecipante alla fiera delle multinazionali». La farneticante chiamata è «contro vecchi e nuovi fascismi, a sostegno dei prigionieri palestinesi e di tutti coloro che sono stati repressi per aver lottato contro Expo».

Se si pensa alle scene viste il 25 aprile si può valutare quale grado di intolleranza abbia maturato l'area antagonista milanese per la presenza stessa di Israele. Nel corteo che celebrava la Liberazione lo striscione della Brigata Ebraica (accompagnato da politici di tutti gli orientamenti e scortato dal servizio d'ordine del Pd) fu fatto oggetto di un'aggressione vergognosa, che grazie alle forze dell'ordine fu solo verbale.

Il 19 settembre potrebbe dunque essere il primo test di una mobilitazione destinata a tenere sotto scacco Milano, città dell'Expo fino a ottobre, città del G7 per i mesi successivi. La sicurezza e l'ordine, a Milano, restano una priorità.

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