Damon Hill, umiliato dal tedesco nel 1994 era fra i giudici che l’hanno punito

Vedere foto sopra e vedere foto a centro pagina. Trattasi della stessa persona: Schumi giovane, anno 1994, Australia, Adelaide, ultimo Gp dell’anno e un mondiale da aggiudicare. È al volante della Benetton-Ford. Fuori campo, c’è un’altra auto, una monoposto che un secondo prima è finita a cozzare con la Benetton del tedeschino causa manovra furbetta del tedeschino medesimo. In pratica, una volta che Schumi non ancora Schumi lascerà questo fermo immagine per atterrare, entrambi i piloti si ritireranno. Michael sarà campione del mondo in virtù del vantaggio in classifica, Damon Hill, il rivale, dirà invece addio al titolo causa l’occasione persa per la manovra in cui si era andato a ficcare. Nessuna prova, ci mancherebbe, ma in tutti resterà sempre il dubbio che il giovane crucco avesse, apposta, indotto Hill al sorpasso per poi chiudere e urtarsi.
La storia affascinante dei motori è fatta di corse e ricorsi, per cui Hill figlio d’arte (papà era il famoso Graham Hill) vincerà comunque, nel 1996, il suo bravo titolo mondiale sulla spaziale Williams-Renault. Pochi anni dopo si ritirerà felice per quanto ottenuto, ma sempre consapevole di avere un titolo in meno in bacheca. Di Schumi, invece, si sa tutto e più di tutto.
Forse per questo, a seconda dei punti di vista, quanto accaduto a Michael a Montecarlo sa un po’ di scherzo del destino o di giustizia motoristica. Perché accanto ai tre giudici chiamati a decidere sulle intemperanze agonistiche dei 24 piloti ieri in pista, c’era anche l’ormai attempato Damon Hill. Non male vero? E non a caso Michael, in attesa del verdetto, butterà lì con molta simpatia che «Damon è un bravo ragazzo, Damon saprà valutare e giudicare...».
Niente da fare. Damon e gli altri due giudici hanno stabilito, regolamento alla mano, che l’ex enormità teutonica era colpevole di manovra birichina.

Per Hill - anche se non lo ammetterà mai, neppure se triturato da un otto cilindri spinto a diciottomila giri - una piccola soddisfazione che non lo risarcirà mai di un mondiale perso ma gli regalerà un sorriso da lord inglese.

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