Danieli, il titolo triplicato in un anno Merito dell’acciaio

da Milano

Ieri il titolo Danieli si è preso una pausa: meno 0,85%. Ma la sua corsa sembra inarrestabile: più 14% in una settimana, più 32% nell’ultimo mese, più 43% in tre mesi, più 86% in sei mesi, più 212% (cioè: triplicato) in un anno. Perché questa progressione crescente? Gianpietro Benedetti, presidente e amministratore delegato del gruppo, da uomo d’industria minimizza: «La nostra sorte non è appesa al titolo...». Il gruppo, che ha sede a Buttrio (Udine) è terzo al mondo nella produzione di impianti per stabilimenti siderurgici, con un fatturato che nel 2006 (l’esercizio chiude al 30 giugno) è stato di 2,2 miliardi (con 46,8 milioni di utile netto), nel 2007, secondo le stime, è cresciuto a 2,2 e nel 2008 è previsto in 2,4 miliardi. «Il mercato dell’acciaio è ciclico, da sempre, e oggi sta beneficiando di una tendenza positiva, grazie anche alla domanda cinese. Noi fabbrichiamo tecnologia per l’acciaio, e in più abbiamo Abs, un’azienda siderurgica che da sola vale 700 milioni di ricavi».
Cioè siete due volte nello stesso businness.
«Per anni Abs è stata un peso, oggi è un plus, ha un utile netto di 16 milioni. Qualche analista si è accorto che in Europa le ultime vendite di stabilimenti siderurgici sono state fatte a multipli molto elevati. Così il nostro titolo ha cominciato a salire...».
Qualche anno fa pensavate di quotare Abs.
«È vero, ma non è nei nostri programmi attuali, anche se avrebbe senso. È leader in Italia negli acciai speciali, quinta o sesta in Europa: diventerà terza. Ma per noi è soprattutto un laboratorio».
Cioè?
«Sperimentiamo “in casa” i nostri impianti. La prossima settimana, per esempio, inauguriamo l’unico impianto al mondo per colare in continuo lingotti da 6-8 metri del diametro da 70 millimetri. Serve a sostituire i lingotti tradizionali, lunghi al massimo tre metri, e per alimentare la bellissima industria italiana delle forgia di qualità, che non ha pari nel mondo».
Negli impianti state delocalizzando.
«No: stiamo internazionalizzando. Perché cresciamo anche a Buttrio: qui oggi lavorano 3.500 dipendenti, in gran parte tecnici. Abbiamo fatto 350 assunzioni l’anno scorso e altrettante ne faremo quest’anno, anche se il vero problema è trovare periti e ingegneri sul mercato. Ma stiamo anche investendo all’estero per essere più competitivi».
Dove?
«Nelle ultime settimane abbiamo aperto uno stabilimento in Thailandia, 60mila metri quadrati di capannoni, 60 milioni d’investimento, 1.200 dipendenti di cui 180 ingegneri, che a regime raddoppieranno. E abbiamo aperto un ufficio tecnico in Ucraina: tutti ingegneri. In più stiamo raddoppiando la presenza in Cina, con la costruzione di un nuovo stabilimento a Shanghai, dopo quello di Pechino».
Perché in Thailandia?
«Perchè possiamo produrre con la nostra qualità a costi cinesi».
Cioè?
«Un ingegnere laureato, selezionato, non veloce ma costante, preciso, pignolo costa 5-6 euro all’ora e lavora 220 ore al mese».
L’equivalente italiano?
«Costa 50 euro all’ora e lavora 165 ore al mese».
Voi che esportate il 98% della produzione soffrite per il dollaro così debole?
«Siamo terzi nel mondo dopo un gruppo tedesco e uno austriaco, e questo ci permette di fare e di confrontarci con offerte in euro.

Piuttosto ci penalizza un po’ il livello dello yen, che sta ridando competitività ai produttori giapponesi».
Ma il dollaro risalirà?
«Vuole la mia impressione personale? Resterà basso per altri quattro-cinque anni».

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