Una danza a ritmo di «Kihap»

Chi da bambino non ha mai sognato di fare il samurai? Chi non ha mai accarezzato l’idea di impugnare e far sapientemente volteggiare una spada? Questo desiderio infantile, comune a tanti, è il motivo che ha spinto Gabriele ad avvicinarsi all'Haidong Gumdo. Che i maestri coreani si differenzino dai samurai giapponesi per la dinamicità nell'utilizzo della spada, sono in pochi a saperlo: poter maneggiare l'arma è ciò che conta davvero. Gabriele ha trentacinque anni e fa l'avvocato, ora in palestra ci va con il titolare dello studio in cui lavora: «È stato facile convincerlo», rivela sorridendo. Claudio invece, lavora in un'azienda e di anni ne ha cinquantuno, è tra i più anziani ma questo non gli crea alcun problema. In palestra sono tutti uguali: uomini e donne, adulti e bambini. Indossano il dobk, la divisa originale confezionata in Corea: kimono corto nero e pantalone ampio per agevolare i movimenti e renderli più coreografici.

A prima vista, infatti, la spada coreana sembra una danza armoniosa: salti e movimenti scanditi a ritmo di kihap, l'urlo del guerriero che aiuta a liberare l'energia facendo vibrare tutto il corpo.

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