Pareggiati e ibernati gli scheletri nei rispettivi armadi, si può stare finalmente tranquilli. Memore dell'esperienza del campionato scorso e forte del valore aggiunto di Vavassori e della debolezza della concorrenza, il Genoa si accinge a riconquistare la serie B. I tifosi rossoblu che magnificamente si sono comportati finora possono infine disinteressarsi delle miserevoli vicende extracalcistiche che hanno provocato milioni di mal di testa e disporsi a godere serenamente il prosieguo della marcia vincente sul campo. Poi, se in estate la Provvidenza favorisse un ri-pescaggio in serie A, ri-tanto di guadagnato. Ma cabalisticamente conviene non pensarci.
Questo non significa - lo dico in chiave futura - ch'io sposi la filosofia calcistica di Enrico Preziosi, intesa a cambiare due squadre all'anno in un vorticoso movimento di una ventina di giocatori a stagione, com'è accaduto sia a Saronno sia a Como sia in casa Grifone. Dico anzi che non la condivido in quanto obbliga l'allenatore di turno a ricominciare sempre tutto da capo. Lo dico serenamente, aggiungendo che ciò non mi vieta di apprezzare la straordinaria competenza specifica e i relativi agganci ampiamente dimostrati dal Presidente e dai suoi più stretti collaboratori. Vorrei vedere in futuro meno «tourbillon», ecco, per il bene a medio-lungo termine del Grifone, e francamente mi auguro che ciò possa accadere d'ora in poi anche grazie alle panciate di paura e di rabbia accumulate dall'estate scorsa in avanti e ai relativi insegnamenti da memorizzare.
La competenza specifica del presidente e dei suoi più stretti collaboratori si è vista nel reperimento di straordinari talenti sconosciuti come Makinwa, Behrami (purtroppo persi appena assaggiati) e Milito, e ora Lopez e dintorni (Rivaldo e Forestieri), senza dimenticare i vari Cozza, Rimoldi, Stellone.
Il Genoa attuale, con in panchina un affidabilissimo «padre» come Vavassori, si propone alla volata finale della serie C1 con elementi come Iliev, Grabbi (se sta bene), Rossi (se sta bene), Lopez (se si potrà farlo giocare), Tedesco, Mamede, Caccia (schiena permettendo), Rimoldi (se si riuscirà a salvarlo) che sono da serie A, più molti comprimari da serie B. E dunque in alto i cuori. Con un avvertimento: non si butti via niente, sotto nessun profilo, perché fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio, e il Genoa 1893 S.p.A. non può assolutamente permettersi di non appioppare un sonoro calcio nel sedere a una serie C che è una bestemmia accostata al suo nome.
In ordine alla Sampdoria, non mi resta che confermare «in toto», punti e virgole compresi, quanto scritto venerdì scorso. Essendo diretta al meglio a livello sia amministrativo sia tecnico, conviene giudicarla con moderazione. Intanto il calcio fa parlare e tacere a breve giro di posta. Eppoi sarà bene tenere a mente che nell'ultimo decennio chi ha osato mettersi sulla scia delle tre superpotenze Juve, Milan e Inter se non è fallito (alludo in primis a Roma e Lazio) lo deve in via esclusiva alla benevolenza - diciamo così - del Palazzo sia calcistico sia politico.
Garrone non s'illuda che il «fronte comune» lo segua fino alle estreme conseguenze. Conosco i miei polli. Lo lasceranno solo, o quasi. E tuttavia, visto che può personalmente permetterselo essendo fondamentalmente al di sopra di tutti e tutto, tenga più duro che può. Anche per merito suo, magari stavolta - hai visto mai? - un pizzico di equilibrio in più la squilibratissima, epperciò alla lunga barbosissima, serie A riuscirà a trovarlo. Per restare ai soli diritti televisivi, che tasso di sportività e divertimento può garantire alla lunga un campionato in cui la Sampdoria, che cito come esempio di club medio-alto, incassa la metà della Lazio, un terzo della Roma, un quinto di Milan e Inter e un sesto della Juve?
Personalmente non seguo il grande Garrone solo quando la butta in politica.
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