Dariuccio nostro, facci sognare sonni tranquilli

Dariuccio nostro, facci sognare sonni tranquilli

Caro Granzotto, possiamo proprio dire che il travaglio della sinistra per costituirsi in partito si è trasformato in un circo equestre, con i suoi clown, le donne barbute, i saltimbanchi, i prestigiatori e gli sputafuoco. Io mi diverto molto a seguire lo show, e lei?
Milano

Ma cosa vuole che le dica, caro Bellini: lo spettacolo in sé è esilarante (quello che mi fa più ridere, e parlo di risate a crepapelle, è quella gnagnera di Ignazio Marino. Segue, a ruota, Rosy Bindi, bella e intelligente fifty fifty), però, d’altro canto, Franceschini sembra fare di tutto per deludermi. La mia speranza è, appunto, che sia lui, il Dariuccio nostro, a spopolare alle primarie (e infatti io andrò al banchetto - ci possono andare tutti, everybody and their mama, come direbbe il Nobel Obama - ed esprimerò a suo favore la mia preferenza). Questo perché Dariuccio segretario del Piddì sarebbe il cacio sui maccheroni, sarebbe festa tutto l’anno, sarebbe, in sostanza, il disarmo della sinistra, la quale per un pezzo non ci accorerebbe coi suoi piagnistei e le sue isterie. Lo so, gioca a sfavore del Franceschini la simpatia che gli manifestano i repubblicones, noti menagramo che mai ne hanno azzeccata una. Però, porca miseria, il mio candidato di riferimento ci mette anche del suo nella marcia verso la disfatta. Cominciò con quella ridicola messinscena del giuramento in piazza, la mano sulla Costituzione «del padre ex partigiano», pover’uomo, costretto a far da spalla a un figlio con quella forte propensione alla guittaggine. Poi venne quell’altra carnevalata, la «bossata»: accompagnato da quattro, no, da tre gatti, nei goffi panni della Marianna di Delacroix ti va a piantare il tricolore alle sorgenti del Po - «luogo violato per anni all’ampolla» - dichiarandolo riconquistato ai valori laici, democratici e antifascisti. Onestamente, uno spettacolo imbarazzante. Ora se ne esce con la cretinata dei pedalini colorati, roba che ti fa cadere le braccia. Anche i «sinceri democratici» ne sono sgomenti. E temono, lo so per certo, che colto da un’altra mattana Franceschini escogiti qualcosa che gli consenta di sventolare, quale labaro progressista e segno tangibile ch’egli ha ancora volontà d’indignarsi, un paio di mutande. O una pancera del dottor Gibaud. C’è poi quel fatto del Twitter, il sito chiacchiericcio da lui scelto per la campagna elettorale «all’americana», ma americana alla Santy Bailor, alla Alberto Sordi. Già il nome: twitter suona come tweeter che significa cinguettare. Che è il parlare di cose futili con voce acuta, tipico delle nipotine di nonna Speranza e dei cinquantenni alla Franceschini. A proposito di età: su Twitter cosa ti va a scrivere il nostro Dariuccio? Ti va a scrivere: «Oggi compio cinquantun anni. Da 51 anni al 51 per cento alle primarie è un attimo». Ha scritto pure che «le dimissioni di Walter (Veltroni) sono state un atto d’amore», che come cinguettio non è niente male. E ancora, rivelando uno spirito di patate che nemmeno all’oratorio, «i soliti insulti di Brunetta mi hanno confermato nella convinzione che l’unica Brunetta che merita rispetto è quella dei Ricchi e Poveri». Vede, caro Bellini, i «sinceri democratici» sono di bocca buona e di stomaco forte.

Hanno esultato per Prodi e per Veltroni, per Bassolino e per la Jervolino, per Castagnetti e per la Bindi (sempre fifty fifty). Ma un Franceschini così zuzzurellone, così intellettualmente nullo e ideologicamente idem, è dura da mandar giù. Per cui la vedo male e ho paura che lo scomodarmi per andar a votare le primarie sia tempo perso.

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