Minaccia il futuro della Darsena e la sua riqualificazione una «bomba» da quasi dieci milioni. Settimana prossima gli assessori della giunta Pisapia si riuniranno per prendere in mano la «patata bollente», studiare le carte e decidere il da farsi alla luce dellesito del referendum numero 5, quello che interrogava la cittadinanza sulla riapertura dei Navigli e la riconversione della Darsena in porto, cui il 94% dei milanesi (affluenza 49,09%) ha detto «sì». Giovedì si è tenuta ludienza del Tar per la richiesta del risarcimento da parte della Progetto Darsena spa al Comune. Sul futuro dellex porto di Milano pende una spada di Damocle da ben 10 milioni di euro: i giudici si dovranno esprimere sulla legittimità e sulleventuale importo del rimborso preteso dal consorzio che avrebbe dovuto costruire il maxiparcheggio subacqueo da 700 posti - la richiesta è di 9 milioni 800mila euro - a Palazzo Marino per la mancata realizzazione.
Facciamo un passo indietro: dopo che il sindaco Letizia Moratti nellottobre 2009, dopo anni di lungaggini dovute ai ritrovamenti archeologici nellarea, alle difficoltà finanziarie del consorzio, intoppi progettuali (la richiesta in corso di aggiungere anche 300 box privati), ha rescisso il contratto di concessione con i costruttori per «gravi inadempienze», i vincitori della gara si sono rivolti alla giustizia. Il Consiglio di stato nel dicembre 2010 ha dichiarato illegittima la decisione dellamministrazione imponendo la restituzione dellarea di cantiere. Ma il sindaco, che aveva deciso di mettere fine a una vicenda diventata letteralmente una palude, è andata dritta per la sua strada. La cordata di imprenditori ha rinunciato ufficialmente allopera - «abbiamo cercato lavoro altrove perché non possiamo rimanere attaccati a un cerino per una vita» dicono - e ha giocato la carta della rivalsa economica. «Il Comune non si nasconda dietro il contenzioso al tribunale amministrativo - polemizza Giampiero Villoresi, socio della Progetto Darsena spa - larea è tornata in suo possesso già nel 2009. Lo scorso dicembre il Consiglio di Stato ci ha dato ragione sullillegittimità della rescissione della convenzione ma lamministrazione non ci ha restituito larea e noi abbiamo rinunciato allopera, chiedendo il risarcimento danni. Il destino della Darsena è nella mani del sindaco ormai».
Ecco allora che la patata bollente della Darsena, ridotta a una palude a cielo aperto, nonostante la riqualificazione temporanea, passa alla giunta Pisapia che si riunirà settimana prossima per vedere il da farsi e cercare la strada più breve per trasformare in realtà la volontà dei cittadini, bilancio comunale (compreso leventuale risarcimento) permettendo.
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