L a verità è che, o sei Bisio, o sei la Dandini dei bei tempi, o altrimenti, stando su un palco accanto a una carrellata di comici, non hai praticamente altra chance se non quella di intervallare le loro battute (quando si possono definire tali) con dei «nooo...», «ma dai...», «ma per favore...». Ed è quello che si limita a fare anche Belen da ormai due puntate, stasera cè pure la terza, a Stiamo tutti bene (Raidue, 23.40, difficile dire quando visto che ha una cadenza un po anarchica). Bellissima e semi muta non per assenza di verve ma per assenza di copione. Non sa quando «entrare» e non sa cosa dire. Perciò si passa la cartellina tra le mani, scuote molto la testa spostando la setosa massa di capelli, arriccia la bocca e chiude i collegamenti fintamente stanca di combattere contro troppa comicità. Lunedì lhanno fatta entrare in studio da uno scivolo, perfida e involontaria metafora degli ascolti del programma (è partito da un 7.10 per cento di share, è già al 5.76). Sorridente, in minigonna, drammaticamente inutile. Per carità, mentre aspetta che la puntata finisca, intanto il pubblico si guarda Belen, che è sempre una bella idea, ma cè da sentirsi in imbarazzo, ogni tanto, per la fidanzata di Corona.
Tra unimitazione di Massimo Giletti, una di Gianna Nannini, tra un Marcello Lippi finto e un Fabio Caressa vero, tra un manga giapponese e Rosalia Porcaro nei panni di unaspirante escort che racconta dei suoi clienti: politici che fanno campagne per la famiglia e che di solito si rivolgono al suo collega trans Pasquale... Vabbè... Qualche stacchetto di ballo, qualche ospite, e poi si riparte con la carrellata dei personaggi del «sottosuolo», roba talmente surreale che gli autori avrebbero fatto meglio a sistemarli idealmente sulla luna. O a lasciarli nel sottosuolo, anche. E in chiusura la morale letta da Belen, che forse vorrebbe essere una «sfavola» della buona notte visto che quando la legge è in pigiama, o un compito riflessivo con cui congeda il pubblico. Chissà. Parla dello strano mondo in superficie, della curiosa gente che lo abita, di Emanuele Filiberto di Savoia che canta, dei politici che fregano, dei mariti che fingono... Mah... e conclude che invece «noi, qua sotto, Stiamo tutti bene».
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