Più i dati crescono e più le aziende desiderano utilizzarli per conoscere meglio il loro business e gestirlo in modo agile, veloce, efficace. E i sistemi It su cui ormai tutti i reparti delle organizzazioni fanno affidamento per ottenere la conoscenza e controllare i processi, «devono essere degli abilitatori e non dei colli di bottiglia».
A parlare così è Francesco Casa, fresco di nomina a storage platform manager Italy di Ibm. Una carriera in Big Blue da lui iniziata proprio dodici anni fa come venditore di sottosistemi di archiviazione dati e poi continuata come manager sia nelle aree server sia in quelle storage, fino ad assumere la responsabilità attuale. Che rappresenta anche un osservatorio privilegiato da cui capire quali sono le esigenze delle aziende in fatto di memorizzazione e gestione dei dati, nonché di conoscenza di quella che è l'ampia offerta - non solo hardware, anche di software e servizi - che Ibm mette in campo in questo ambito.
Qual è oggi la filosofia del vendor riguardo alla gestione del patrimonio di informazioni che ogni giorno - ma si può dire ormai ogni minuto - si forma all'interno delle aziende? «In passato, quando si parlava di server, si citava la legge secondo la quale ogni sei mesi la velocità dei processori raddoppiava. Una tendenza analoga si è verificata anche rispetto alla capacità dei dischi dei sottosistemi di storage. Secondo Ibm oggi il progresso di queste tecnologie non passa più tanto dalla crescita capacitativa dei supporti di memorizzazione, che comunque è necessaria, quanto nelle micro funzionalità che sono aggiunte ai sistemi storage. E che sono di natura il più delle volte software, come la compressione dei dati e il tiering - ovvero la capacità di memorizzare i dati in tecnologie più o meno rapidamente accessibili, e quindi più o meno costose, a secondo della frequenza con cui vi si deve accedere» (oggi, i supporti più veloci, ma anche cari, sono i dischi a stato solido, mentre quelli più convenienti, ma relativamente meno rapidi nell'accesso ai dati, sono i tradizionali dischi magnetici).
«Per comprendere più facilmente il concetto di tiering - spiega Casa - pensiamo, a esempio, come noi archiviamo i nostri documenti cartacei. Se riteniamo di non doverli più consultare per tanto tempo, li mettiamo in uno scatolone. Se invece ci serviranno presto o spesso, li riponiamo in una cartelletta che teniamo sopra la scrivania». E la compressione? «Oggi sono molto diffuse le chiavette Usb da quattro gigabyte. Se prima di memorizzarvi sopra i nostri dati riusciamo a comprimerli, su una di queste chiavette possiamo archiviare anche l'equivalente di 8 o 10 gigabyte, e non dobbiamo comprarne una di quelle dimensioni».
Queste e altre funzionalità intelligenti sono un terreno su cui l'offerta storage Ibm si sforza di costruire il proprio vantaggio competitivo rispetto alla concorrenza. «Senza però - sottolinea Casa - volere imporre ai nostri clienti, che oltre a perseguire l'agilità mirano anche al risparmio, di sostituire tutte le loro tecnologie storage preesistenti.
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