Politica

Davanzo, nuove lettere dal carcere

da Milano

Le cose certe, al momento, sono tre. La prima: Alfredo Davanzo, il presunto ideologo delle nuove Br in carcere dal 12 febbraio, era sottoposto alla misura restrittiva della censura della corrispondenza. E nonostante questo, il suo «Affrontare la guerra preventiva e infinita dell’imperialismo» è sul sito di Secours Rouge International. La seconda: Ettore Ferrara, capo del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, assicura che sull’episodio «sono stati disposti accertamenti». Perché, scappati i buoi, resta da chiarire come quella lettera sia uscita dal penitenziario di Monza. La terza: quella di Davanzo non è l’unica lettera degli arrestati ad essere presente sul web.
Il direttore del penitenziario monzese, dunque, sta preparando una relazione che sarà inoltrata al Dap e all’autorità giudiziaria. Da una prima indagine interna, tuttavia, sembra che nel mese di aprile nessun documento simile a quello apparso sul web (e datato proprio aprile 2007) sia mai uscito dalle mura della casa di reclusione. Fonti investigative rilevano come, nonostante l’isolamento, l’ideologo di «Seconda posizione» si sia potuto appoggiare ad altri detenuti o alle persone autorizzate ai colloqui per «comunicare» con l’esterno, ma - allo stesso modo - tra le ipotesi prese in considerazione dagli inquirenti c’è anche quella che il proclama messo in rete sia stato scritto da un simpatizzante in libertà, e firmato col nome di Davanzo.
Resta quello che il guardasigilli Clemente Mastella definisce «un fatto ignobile»: un foglio di propaganda che invita «a lottare su vari piani, fino al massimo livello di sintesi», ovvero «l’unità del politico-militare». Pagine accessibili sul sito di Soccorso Rosso (sulla cui home page figura il volto di Mario Galesi, il brigatista morto nel marzo del 2003 in un conflitto a fuoco con la polizia, e sodale di Nadia Desdemona Lioce), accanto alle quali compare lo scritto di Davide Bortolato, presunto capo del nucleo padovano delle nuove Br, che raccoglie «la solidarietà dei compagni proletari» e «l’appoggio ricevuto da ogni parte del paese».
Appoggio che arriva anche dal «Gramigna», il centro sociale di Padova in cui militavano alcuni degli indagati. Sul sito internet del centro occupato, infatti, è pubblicato il resoconto dell’assemblea a porte chiuse dello scorso 23 marzo. Un documento in sei punti per «denunciare i tentativi di impedire una libera informazione e la manifestazione della solidarietà», esprimere «stima e sostegno ai compagni arrestati e tenuti arbitrariamente in condizioni di isolamento», ribadire «la natura politica degli arresti», e ricordare «la solidarietà che continua a giungere ai compagni da ogni parte d’Italia e da molte città europee». E on-line appaiono anche altre lettere. Due, tra queste, datate 25 e 30 marzo. «Ale», la firma. Con ogni probabilità Alessandro Toschi, 24 anni, sindacalista della Fiom.

«Da qua - scrive dal carcere - ci accorgiamo che non siamo soli, perché sappiamo che là fuori vive e cresce una rabbia che si trasforma in lotta e determinazione».

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