Franco Fayenz
Dave Holland ritorna domani mattina alle 11 al Teatro Manzoni con il suo quintetto per Aperitivo in Concerto. Due anni fa aveva ottenuto un successo straordinario con la big band. Questa volta sono con lui Robin Eubanks al trombone, Chris Potter ai sassofoni, Steve Nelson al vibrafono e Nate Smith alla batteria. Chi ha già ascoltato il quintetto dal vivo prevede uno dei migliori concerti della stagione in corso.
Oggi è "normale" ammirare Dave Holland come compositore e direttore dorchestra, oltre che come contrabbassista e violoncellista fra i più celebri del mondo.
Ma non è sempre stato così. Bisogna ricordare che Holland è inglese di nascita e di studi musicali classici e jazzy molto severi (è nato a Wolverhampton nel 1946), non americano come molti credono. Fu Miles Davis, in tournée a Londra nel 1968, a notarne le doti eccezionali di solista e di accompagnatore, a scritturarlo e a tenerlo nel suo gruppo per un paio danni. Holland partecipò con Davis a molti concerti e a dischi storici quali In a silent way e Bitches Brew, diventando subito famoso e americano dadozione. Nei filmati dellepoca appare come un ragazzo timido ed educato, un look che poi smentirà lasciandosi crescere una barba folta e contestativa secondo luso degli anni Settanta.
Nel 1971, con il quartetto Circle di Chick Corea, Anthony Braxton e Barry Altschul, Holland incontra la casa discografica Ecm che lo seguirà per più di trentanni, dal primo cd a suo nome, Conference of the Birds (1972) in poi, e sarà abbandonata nel 2004. Dallinizio del 2005 Holland si autoproduce con letichetta Dare2. È già uscito Overtime con la grande orchestra, inciso il 2 febbraio 2005, ed è divertente ammirare la copertina che è un trionfo di colori, in contrasto con i grigi uniformi della Ecm. Forse è uno dei motivi del divorzio.
Fino al 1982, Holland è soprattutto un ottimo contrabbassista e un accompagnatore valoroso e molto richiesto: si ricordi fra laltro la sua lunga permanenza nel trio di Sam Rivers con Barry Altschul alla batteria. Ma nella primavera di quellanno una banale estrazione odontoiatrica gli provoca una grave infezione. Viene operato a cuore aperto e salvato per miracolo. Quando ritorna sul palcoscenico, Holland è un altro uomo. «È come se fossi nato una seconda volta - dichiara -. Ho riesaminato tutta la mia attività e sono pieno di progetti, soprattutto orchestrali».
Fonda il suo quintetto, progenitore dellattuale: Kenny Wheeler alla tromba, Julian Priester al trombone, Steve Coleman ai sassofoni, Dave Holland al contrabbasso e al violoncello, Steve Ellington alla batteria. In Italia viene presentato agli intenditori in un club raffinato allora assai attivo nel jazz, il Bobadilla Feeling di Dalmine. Il giudizio è unanimemente positivo: lHolland compositore, arrangiatore e direttore piace come lHolland strumentista. Il primo cd, Jumpin In(Ecm, 1983) è accolto con favore in tutto il mondo.
Si notano però cambiamenti sostanziali anche riguardo allo stile, annunciati da un exploit solistico per violoncello del 1982 (Life Cycle, Ecm). Lungo gli anni Settanta, Holland non ha disdegnato la musica informale e un po ci ha anche marciato, riuscendo a farsi accettare da un pubblico politicizzato che allora ammetteva soltanto i musicisti nero-americani del free jazz e i loro imitatori bianchi al di là e al di qua delloceano.
I suoi gruppi, e poi la grande orchestra, si attengono alla consonanza, agli strumenti acustici e allalternanza continua di fasi compositive e improvvisative, di momenti tradizionali cui fanno seguito sequenze astratte, melodiche e così via. Questo è lo splendido Holland che riascolteremo domani.
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