Il «day after» di Marchionne, manager che cambia la storia

Piazza Affari 24 ore dopo il Chrysler-day. Gli scambi sul titolo Fiat sono stati intensi: oltre 93 milioni di pezzi, pari all’8,5% del capitale, e transazioni superiori a 1,02 miliardi. Alla fine di una giornata che aveva portato il titolo a 11,19 euro, grazie anche alla valutazione di Morgan Stanley sulla casa americana (8,5 euro per ogni azione Fiat), hanno però prevalso le prese di beneficio. Il Lingotto ha così azzerato i guadagni, chiudendo con un -0,09% a 10,78 euro. In scia la controllante Exor: -2% a 13,75 euro. Ma al centro dell’attenzione, all’indomani della maratona di Auburn Hills, davanti a più di 400 tra analisti e giornalisti, è sempre lui, Sergio Marchionne, l’italiano dallo stile americano che si è ripromesso di fare il bis: dopo aver salvato Fiat, ripetere l’operazione al di là dell’Atlantico con la più grande Chrysler. Ad aiutare nel suo lavoro l’amministratore delegato, che continuerà a fare la spola con Torino (il prossimo impegno è il tavolo con governo e sindacati che dovrà aggiornare sui piani di sviluppo di Fiat) ci sono i segnali di ripresa del mercato automobilistico Usa. Anche se il momento è senza dubbio più favorevole rispetto a qualche mese fa, Marchionne non ha cambiato di una virgola il suo atteggiamento già collaudato con successo a Torino: «Non siamo qui a parlare di miracoli - ha puntualizzato - ma di una strategia precisa che guiderà il futuro della società. La filosofia della meritocrazia, adottata in Fiat, sarà portata anche in Chrysler». E riferendosi all’esperienza italiana, ha ricordato di «aver corso per qualcosa che sembrava morto e abbiamo avuto successo».
È risaputo che la «macchina-Marchionne» gira al massimo quando c’è una sfida da vincere. Non è un caso che le voci di un suo possibile disimpegno da Fiat si fossero concentrate nel periodo in cui il gruppo era stato rimesso in carreggiata. E magari, in quei mesi, la tentazione di cambiare poltrona a Marchionne forse era anche venuta. Poi sull’economia si è abbattuta la grande crisi e anche Fiat è stata costretta a rivedere i suoi piani. Per Marchionne è stata una «salutare» scarica di adrenalina. Lottare e combattere fa parte del suo Dna, un concetto che ha ribadito anche il 4 novembre ad Auburn Hills: «Lasciatemi combattere con la mia Chrysler - ha ripetuto - la strada è lunga, ma ciò che conta è la volontà di competere. Andremo sul mercato e lotteremo».


«Sapete perché Marchionne è geniale? - ha commentato un funzionario della Casa Bianca -; perché per convincere lo Stato sulla validità delle nozze con Chrysler è riuscito a portare dalla sua i sindacati, prima contrari».
Gli stessi sindacati, azionisti della nuova Chrysler, che l’altro giorno lo hanno salutato calorosamente quando è arrivato al quartier generale di Auburn Hills al volante di una Fiat 500 Abarth.

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