Nicola Brillo
da Milano
Si profila uno scontro tra Europa e Usa da una parte e Cina dallaltra, che non sarà risolto dal libero mercato, ma con «un duro confronto attraverso negoziati». E sulle trattative peserà anche la questione relativa all'embargo europeo sulla vendita di armi alla Cina. Lo sostiene leconomista Mario Deaglio, che ha presentato ieri a Milano il decimo rapporto sulleconomia globale e lItalia, promosso dal Centro Einaudi e Lazard, dal titolo «Il sole sorge a Oriente».
Il baricentro economico si sta sempre più spostando «dalloceano Atlantico a quello Pacifico». I numeri sono evidenti: nel 2005 l«Asia dinamica» (Cina, India, Giappone e tigri asiatiche), produrrà il 55% della crescita globale, con meno della metà degli abitanti del pianeta. Gli Stati Uniti sono al 17,7%, mentre lUnione europea (a 15 Stati) è ferma al 7,4% con «il rischio della marginalizzazione». E per il futuro, Deaglio non lascia scampo: «Tra 20 anni lItalia sarà decrepita, lEuropa anziana, mentre il mondo giovane. Larea asiatica si sta strutturando con scambi stabili, le banche dei vari Paesi collaborano e la Cina è a capo della filiera. Meglio frenare le esportazioni cinesi con dazi piuttosto che toccare la moneta: una rivalutazione dello yuan non basta, si aprirebbe linstabilità planetaria».
E sulle polemiche di questi giorni sulleuro è categorico: «Non cè spazio per unItalia fuori dalleuro». «Unipotetica integrazione commerciale con gli Stati Uniti sarebbe lenta e disastrosa per l'occupazione. Meglio puntare su accordi economici con larea del Mediterraneo». E agli imprenditori italiani Deaglio dice: «Serve una rivoluzione culturale, produrre in Cina per il mercato cinese», cogliendo i gusti di quel mercato.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.