nostro inviato a Francoforte
«Signori e signore, Deutsche Bank è una banca per tutte le stagioni!». Questa la sintesi con cui Josef Ackermann, numero uno della Deutsche Bank, ha ieri concluso lannuncio dei risultati 2007 del colosso bancario tedesco in unaffollata conferenza stampa a Francoforte. Lorgoglio per aver tenuto la sua banca fuori dalla bufera dei subprime si leggeva in faccia al presidente del consiglio di gestione (proprio ieri compiva 60 anni), quando ha potuto permettersi di annunciare che nel 2007 Db ha macinato il record di 8,7 miliardi di utile pre-tax (in crescita del 5%), pari a 6,5 miliardi netti, su 30,7 miliardi di ricavi. E con la proposta di un incremento del dividendo di 50 centesimi (il 12,5% in più) pari a 4,5 euro per azione (il tutto apprezzato dalla Borsa con un rialzo del titolo dell'1,7%).
Merito, ha detto Ackermann, «di una piattaforma di business in grado di sviluppare la sua forza sia nei tempi buoni, sia in quelli cattivi». Per questo Ackermann ha parlato di una crisi destinata a continuare ancora, nella quale alcuni grandi gruppi bancari possono trovare comunque delle opportunità: «E noi siamo uno di questi». Sarebbe interessante sapere quale dei big italiani ha le stesse possibilità. Ma questa è un'altra storia. Quello che il prudente e rigoroso Ackermann ha sottolineato con chiarezza, per sgombrare il campo da equivoci, è che «non abbiamo alcun interesse per Société Générale». Sarebbe fin troppo facile, ha aggiunto, «aumentare la capitalizzazione con una grande acquisizione. Ma potrebbe non essere nellinteresse degli azionisti e della banca». Quello che conta è seguire la strada dei core business nei quali la banca realizza i maggiori profitti (5 miliardi dallinvestment banking, 2 dal private), e semmai guardare ad acquisizioni mirate. Anche se, ha ammesso, in Germania cè anche il caso Postbank, listituto controllato da Deutsche Post: «Se fossimo contattati, saremmo pronti a parlarne», perché una fusione con Postbank «avrebbe senso per il Paese». Mentre l'espansione in massa verso Cina e India resta la priorità nella crescita del gruppo. Limpatto dei subprime resta limitato a quanto annunciato per il terzo trimestre, quei 2,2 miliardi a cui ieri non è stato aggiunto nulla, salvo svalutazioni per 50 milioni nella finanza strutturata, comunque non derivanti dai subprime.
Mentre, interrogato sulla possibilità che una crisi come quella di SocGen (5 miliardi di buco nei derivati) possa capitare anche a Francoforte, Ackermann ha risposto: «Non sarei un buon manager se affermassi che da noi sarebbe inimmaginabile una vicenda come quella di SocGen. Io non penso sia possibile, ma non posso escluderlo a priori».
I piani del 2008 restano allora confermati: 8,4 sono i miliardi di utile pre-tax previsti dal piano di Ackermann da tempi non sospetti. E ieri confermati ancora un volta.
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