De Benedetti affonda Stangata a Piazza Affari

A sorpresa la Cir perde il 7,2%: i mercati si fidano più del Cav che di un Ingegnere con 560 milioni in più

De Benedetti affonda 
Stangata a Piazza Affari

Chi legge questo articolo saprà già com’è andata: la Borsa ha reagito male al terre­moto provocato da vari fattori politici e fi­nanziari (talmente noti da non meritare di essere ricordati). E ha perso suppergiù il 4 per cen­to. Ma si temeva potesse perdere di più, per cui siamo quasi contenti, come quel Tizio che pensava di esse­re morto e invece era solo ferito. Certo, è un parados­so. Però teniamo presente che i paradossi sono veri­tà acrobatiche. Ora si tratta di aspettare i prossimi giorni per vede­r­e se il sisma ha esaurito la sua energia distruttiva op­pure se continuerà a farci sobbalzare e a danneggia­re il mercato.

Per il momento siamo in piedi, anche se un po’ intronati. Con qualche apprensione registriamo comunque un calo di fiducia nei titoli di Stato - che è poi un calo di fiducia nello Stato stesso - tradottosi, in pratica, in un aumento del tasso di interesse. Il meccanismo è presto spiegato. Più un Bot è considerato sicuro, e meno rende. Più è insicuro, cioè poco affidabile, e più rende. Ovvio, il rischio va remunerato. È un se­gnale negativo perché l’Italia, avendo un debito pub­blico assai elevato, d’ora in poi - e si ignora fino a quando - pagherà salato ogni euro che si è fatta pre­stare dagli investitori allo scopo di tappare i buchi di bilancio. Nella convulsa giornata di ieri, tuttavia, la notizia sensazionale è stata un’altra.

Tutti, ma proprio tutti, si attendevano il crollo della Mondadori (colpita dal­la sentenza della seconda sezione civile della Corte d’appello di Milano,che l’ha penalizzata ingiungen­dole di versare 560 milioni di euro a Carlo De Bene­detti) e, invece, l’azionariato ci ha rimesso il 4,5 per cento. Nulla rispetto alla legnata che le ha inferto la magistratura con una violenza da molti interpretata quale sfogo contro il proprietario, Silvio Berlusconi, reo di aver avviato una riforma della Giustizia sgradi­ta alle toghe. Vero o falso? Ai lettori l’onere e la libertà di rispondere allo spinoso quesito. In ogni caso, nonostante il brutale attacco, eviden­temente il mercato valuta la casa editrice di Segrate abbastanza forte per fronteggiare l’emergenza.

La cosa strana è che, parallelamente, la Cir debenedet­tiana, benché in procinto di incassare il risarcimento milionario a carico del Cavaliere, è affondata. Giù a picco come un mattone in mare. Il titolo Cir è stato so­speso per eccesso di ribasso quando era giunto a -7,49 punti. Un record negativo sorprendente. Come si giustifica? Qualcuno sostiene che la società, per quanto debba introitare una somma ingente, in realtà non potrà usarne nean­che un centesimo, dovendola accantonare in toto finché la causa non sarà stata discussa in Cassazione, cui spetta il compito di emettere il verdetto definitivo. Che non è detto le sia favo­revole. Non lo fosse, l’Ingegnere dovrebbe re­stituire il malloppo a Berlusconi.

Il ragionamento sta in piedi. Tuttavia non chiarisce un punto. D’accordo, la Cir non può disporre subito dei 560 milioni, quindi è com­prensibile che le sue azioni non siano volate in alto.

Ma perché sono scese del 7,49 per cento, costringendo la Borsa a sospenderle? Un moti­vo ci sarà. Quale? Ipotesi: forse è più credibile un Berlusconi azzoppato che un De Benedetti potenzialmente creditore di una cifra astrono­mica. Fosse così,l’Ingegnere avrebbe solo una chance: correre a nascondersi.

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