Laura Cesaretti
da Roma
Si sapeva che sarebbe stato un appuntamento di peso, per il centrosinistra e i suoi posizionamenti interni. E le attese non sono andate deluse: ieri a Roma, nel convegno «Idee per il partito democratico» organizzato dalla Margherita rutelliana, starring il medesimo Rutelli in tandem col sindaco di Roma Veltroni e con lingegner De Benedetti, di idee qualcuna ne è venuta allo scoperto.
Una, innanzitutto: per i prossimi mesi i giochi sono fatti e tocca prendere quel che passa il convento, di qui alle politiche del 2006. Ma è ora di cambiare aria: Berlusconi ha fatto il suo tempo, ma anche il suo sfidante del centrosinistra, Prodi, non è esattamente di primo pelo. E infatti, «uno dei problemi del nostro Paese è il ringiovanimento della classe dirigente, non solo politica: senza un ricambio generazionale l'Italia non va da nessuna parte».
A parlare, tirando una bella tegola sulla corrente leadership dellUnione, è leditore di Repubblica Carlo De Benedetti, uno che conta e mica poco negli ambienti che sostengono, ispirano e a volte manovrano dietro le quinte del centrosinistra. Da parecchi lustri, come diplomaticamente precisa lui stesso: «Posso dirlo tranquillamente io, che ho ormai raggiunto i 70 anni», ossia pressappoco letà del premier in carica, e pochi, molto pochi in più del candidato premier dellattuale opposizione. Insiste, lIngegnere, se il messaggio non fosse ancora abbastanza chiaro: «Quello che la mia generazione poteva dare lo ha dato, uno della mia età non può essere adatto alle sfide del XXI secolo». E ora tocca «a quelli come Walter Veltroni e Francesco Rutelli».
Eccolo qua, il ticket di punta del futuro Partito Democratico che dovrebbe nascere dalle spoglie di Margherita e Ds e superare di slancio lesangue Ulivo sognato da Prodi, il ticket del «ricambio generazionale» che leditore di Repubblica benedice e spinge sulla rampa di lancio. Per il 2011, naturalmente, come si affrettano a mettere le mani avanti i due candidati in pectore, ma intanto il loro cappello sullipotetico Partito democratico sono stati i primi e i più decisi a metterlo, e ora sono pronti ad aspettare il turno, con la benedizione debenedettiana.
Daltronde Il Riformista, quotidiano fiancheggiatore che negli umori del centrosinistra italiano fruga spesso con sapienza, e il cui direttore Antonio Polito (non a caso relatore del convegno) viene proprio dalla scuderia debenedettiana di Repubblica, aveva avvertito: «Il vero Big Talk è tra Rutelli e Veltroni», tra i due cè «unintesa strategica» che va ben oltre la necessaria collaborazione nella gestione quotidiana che il leader Dl ha con Fassino. Unintesa che ha futuro? Presto per dirlo, di certo i due ci pensano. E Prodi? De Benedetti gli affida un compito ingrato: avviare quella «cura choc» di cui il Paese ha bisogno, quelle riforme «radicali e profonde» che ha promesso ma che per essere efficaci «devono essere costose». In questo, si faccia aiutare dai «giovani», appunto: «Abbiate coraggio - dice rivolto a Rutelli e Veltroni - perché il Paese è in una condizione disastrosa».
Veltroni intanto strattona il suo partito: «Non si può aspettare, bisogna lavorare per rafforzare, con la lista unitaria e i gruppi parlamentari, il processo di incontro delle forze riformiste», con lobiettivo di ottenere per lUlivo «il 35-40%» per poi puntare a diventare «maggioritari nel 2011». Ma tocca appunto fare sul serio, perché «sento parlare di nuovo inizio, ma siamo partiti tante volte e ci siamo sempre fermati a Orte». Senza aggrapparsi alla difesa delle proprie «identità, che capisco» ma che è roba un po stantia, manda a dire a Fassino e DAlema.
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