Ultim'ora
Giorgetti: "Il Pil può arrivare a +0,7%. Faremo meglio delle promesse"
Ultim'ora
Giorgetti: "Il Pil può arrivare a +0,7%. Faremo meglio delle promesse"

De Benedetti: Professore addio il domani è di Rutelli e Veltroni

L’Ingegnere spinge per un ricambio generazionale: «Chi ha la mia età non è adatto alle sfide del XXI secolo». E all’ex commissario Ue chiede «una cura choc» per la nazione

De Benedetti: Professore addio il domani è di Rutelli e Veltroni

Laura Cesaretti

da Roma

Si sapeva che sarebbe stato un appuntamento di peso, per il centrosinistra e i suoi posizionamenti interni. E le attese non sono andate deluse: ieri a Roma, nel convegno «Idee per il partito democratico» organizzato dalla Margherita rutelliana, starring il medesimo Rutelli in tandem col sindaco di Roma Veltroni e con l’ingegner De Benedetti, di idee qualcuna ne è venuta allo scoperto.
Una, innanzitutto: per i prossimi mesi i giochi sono fatti e tocca prendere quel che passa il convento, di qui alle politiche del 2006. Ma è ora di cambiare aria: Berlusconi ha fatto il suo tempo, ma anche il suo sfidante del centrosinistra, Prodi, non è esattamente di primo pelo. E infatti, «uno dei problemi del nostro Paese è il ringiovanimento della classe dirigente, non solo politica: senza un ricambio generazionale l'Italia non va da nessuna parte».
A parlare, tirando una bella tegola sulla corrente leadership dell’Unione, è l’editore di Repubblica Carlo De Benedetti, uno che conta e mica poco negli ambienti che sostengono, ispirano e a volte manovrano dietro le quinte del centrosinistra. Da parecchi lustri, come diplomaticamente precisa lui stesso: «Posso dirlo tranquillamente io, che ho ormai raggiunto i 70 anni», ossia pressappoco l’età del premier in carica, e pochi, molto pochi in più del candidato premier dell’attuale opposizione. Insiste, l’Ingegnere, se il messaggio non fosse ancora abbastanza chiaro: «Quello che la mia generazione poteva dare lo ha dato, uno della mia età non può essere adatto alle sfide del XXI secolo». E ora tocca «a quelli come Walter Veltroni e Francesco Rutelli».
Eccolo qua, il ticket di punta del futuro Partito Democratico che dovrebbe nascere dalle spoglie di Margherita e Ds e superare di slancio l’esangue Ulivo sognato da Prodi, il ticket del «ricambio generazionale» che l’editore di Repubblica benedice e spinge sulla rampa di lancio. Per il 2011, naturalmente, come si affrettano a mettere le mani avanti i due candidati in pectore, ma intanto il loro cappello sull’ipotetico Partito democratico sono stati i primi e i più decisi a metterlo, e ora sono pronti ad aspettare il turno, con la benedizione debenedettiana.
D’altronde Il Riformista, quotidiano fiancheggiatore che negli umori del centrosinistra italiano fruga spesso con sapienza, e il cui direttore Antonio Polito (non a caso relatore del convegno) viene proprio dalla scuderia debenedettiana di Repubblica, aveva avvertito: «Il vero Big Talk è tra Rutelli e Veltroni», tra i due c’è «un’intesa strategica» che va ben oltre la necessaria collaborazione nella gestione quotidiana che il leader Dl ha con Fassino. Un’intesa che ha futuro? Presto per dirlo, di certo i due ci pensano. E Prodi? De Benedetti gli affida un compito ingrato: avviare quella «cura choc» di cui il Paese ha bisogno, quelle riforme «radicali e profonde» che ha promesso ma che per essere efficaci «devono essere costose». In questo, si faccia aiutare dai «giovani», appunto: «Abbiate coraggio - dice rivolto a Rutelli e Veltroni - perché il Paese è in una condizione disastrosa».
Veltroni intanto strattona il suo partito: «Non si può aspettare, bisogna lavorare per rafforzare, con la lista unitaria e i gruppi parlamentari, il processo di incontro delle forze riformiste», con l’obiettivo di ottenere per l’Ulivo «il 35-40%» per poi puntare a diventare «maggioritari nel 2011». Ma tocca appunto fare sul serio, perché «sento parlare di nuovo inizio, ma siamo partiti tante volte e ci siamo sempre fermati a Orte». Senza aggrapparsi alla difesa delle proprie «identità, che capisco» ma che è roba un po’ stantia, manda a dire a Fassino e D’Alema.

Basta «alchimie organizzative e procedurali», rincara Rutelli (pensando a Prodi e Parisi), il partito democratico deve «saper dare risposte strutturali a crisi strutturali». E invita: basta con l’antiberlusconismo, «per dodici anni siamo stati uniti dall’avversione per Berlusconi, ma è ora di mettere in campo idee e proposte».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica