De Carlo, le ragioni di un architetto

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Barbara Del Brocco

Giancarlo De Carlo (Genova, 1919) da oltre cinquanta anni è uno dei grandi protagonisti dell’architettura italiana. Dagli anni ’50 a oggi ha realizzato tra l’altro i centri universitari di Urbino, di Pavia e di Catania, il Villaggio Matteotti a Terni, le residenze a Mazzorbo e i piani regolatori di Urbino e di Milano. Figura complessa e a volte scomoda, sono molte le ragioni per considerare De Carlo un grande maestro. Fin dagli inizi della sua carriera assume posizioni molto dure nei confronti del Movimento Moderno, prendendo le distanze da quello che viene definito international style, a favore di una rilettura delle tradizioni e delle specificità locali. «I luoghi parlano - ricorda spesso De Carlo - e gli architetti devono imparare ad ascoltarli». A De Carlo è dedicata la mostra che si apre domani al Maxxi - Museo nazionale delle arti del XXI secolo - intitolata «Giancarlo De Carlo. Le ragioni dell’architettura». «L’esposizione - sottolinea Margherita Guccione, curatrice della mostra e responsabile scientifico del Maxxi - non intende proporre una visione dal taglio puramente antologico e documentario, ma piuttosto rendere la vitalità e l’influenza di De Carlo nel panorama della cultura italiana del secondo Novecento». La mostra è organizzata in differenti percorsi tematici.

I temi degli approfondimenti sono: «Abitare», sezione in cui sono presenti tra gli altri il Villaggio Matteotti a Terni (1969) e il quartiere di Beirut (2003); «Tra città e territorio» sul De Carlo urbanista; «Misurarsi con la storia», sezione dedicata al recupero e al riuso di edifici o complesso insediativi; «Geometrie complesse e segni urbani» dove si racconta delle ricerca operata sulle geometrie, come il complesso Blue Moon al Lido di Venezia (1995).
Fino al 18 settembre via Guido Reni, 2. Ingresso gratuito.

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