Il presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati, è tornato sulla vicenda di Opera. «Ognuno deve fare la sua parte. Quello che è accaduto non deve più ripetersi. Bisognava predisporre delle alternative per gli sgomberati, dare loro una valida opzione. Sottovalutare il problema - ha fatto notare - ci ha costretto a dover poi recuperare il consenso nei confronti dei cittadini».
Intanto il sindaco di Opera, Alessandro Ramazzotti, invita il vicesindaco di Milano, Riccardo De Corato, a unassemblea pubblica sulla vicenda rom. Il primo cittadino è convinto che il «modello Opera», cioè un patto tra istituzioni per affrontare situazioni di emergenza, possa essere esportato anche altrove. «Il patto siglato per affrontare lemergenza dei rom di via Ripamonti, potrebbe essere un modello per fronteggiare altre situazioni. Credo sia doveroso spiegare ai cittadini limportanza della prima concreta collaborazione che il mio Comune ha offerto a quello di Milano. I lavori per allestire le tende, non partiranno domani, prima aspettiamo l'esito del vertice in prefettura poi con i cittadini, verificheremo tempi e modi. Cè troppa tensione -ha proseguito Ramazzotti - è giusto che, anche per garantire laccoglienza ai rom, i lavori partano con il consenso dei residenti: siamo disposti al dialogo, ma non torniamo indietro». Il vicesindaco e assessore alla Sicurezza, Riccardo De Corato, risponde così allinvito: «Se serve anche la mia presenza, lo decideremo in giunta in una delle prossime riunioni. Ma a Opera è già stato il sindaco, che rappresenta tutta la città. Non credo sia necessario che vi sfili tutto lesecutivo comunale. Riguardo al modello Opera per affrontare il problema dei nomadi, quello che è certo è che Milano non è più in grado di ospitare altri rom: ci sono già oltre 80 campi, e questa città non può essere considerata il luogo in cui far confluire tutto il fenomeno. Ogni comune dellhinterland dovrebbe fare la sua parte, senza chiedere sfilate di sindaci e vicesindaci».
Per Davide Boni, assessore regionale allUrbanistica e al territorio «è mancato da parte del sindaco di Opera il coinvolgimento della gente, per questo i cittadini si sono arrabbiati, avendo visto le cose calate dallalto. A Opera - prosegue Boni -, si sta cercando di risolvere un problema che ha Milano intera con 5mila rom: se questi venissero distribuiti in micro-campi non sarebbero concentrati in un'unica zona. Personalmente sono contrario ai campi, se si è nomade si deve girare, non fermarsi in un posto a carico delle istituzioni. Se invece il nomade vuole stanziarsi allora deve integrarsi, lavorare e pagare le tasse. La tensione a Opera si è verificata non perché sono stati i partiti a strumentalizzare la vicenda ma poiché i cittadini sono esasperati.
De Corato: «A Milano non ci stanno altri campi»
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