Un avvertimento a chi avesse lintenzione di scatenare una nuova guerriglia urbana come tre anni fa. Il prossimo corteo del «May Day Parade» - primo maggio dei precari «sponsorizzato» dai centri sociali -, dovrà fare i conti con un precedente. La Procura ha rinviato a giudizio 28 autonomi che misero a ferro e fuoco la città durante il corteo del 2004 e quattro promotori del presidio non autorizzato 15 giorni dopo in piazza Aquileia per sostenere la scarcerazione degli esponenti arrestati per i fatti del G8. Ludienza è fissata il 16 marzo. Il Comune, per la prima volta, potrebbe costituirsi parte civile nel processo.
Quel giorno vennero imbrattati muri del centro, danneggiate vetrine e telecamere, incendiate auto. «Per la prima volta - puntualizza il vicesindaco Riccardo De Corato - i filmati registrati dalle telecamere del Comune hanno contribuito al riconoscimento dei responsabili della guerriglia. Danneggiando gli impianti, e venendo dunque ripresi chiaramente, si consegnavano automaticamente alla giustizia». In vista del primo maggio e dei prossimi cortei «...il messaggio che vogliamo lanciare è che il registro è cambiato: chi danneggia sarà individuato e dovrà risarcire i danni, non solo a banche e negozi, ma anche al Comune».
Il vicesindaco ricorda che nel 2004, prima del corteo, «alcuni negozianti avevano ricevuto volantini che invitavano a tenere abbassate le serrande per evitare danni. Una dimostrazione che lo scempio era premeditato».
De Corato, che è anche deputato di An, rilancia il disegno di legge già proposto da senatore, chiede «il versamento di una cauzione da parte degli organizzatori dei cortei, commisurata a lunghezza e qualità del percorso, «più alta se attraversa il centro storico», il ripristino dell«obbligo di ripulitura dei muri» e un inasprimento delle pene, «arresto immediato e 45 giorni di lavori socialmente utili. Vorremmo costituire una squadra di ghisa anti-graffiti, ma senza la certezza della pena è inutile».
De Corato puntualizza che solo dieci degli imputati per i fatti del 2004 sono milanesi. Anche 17 dei 27 imputati per i disastri dell11 marzo in corso Buenos Aires venivano da fuori. Un «filo rosso», sottolinea, collega invece i fatti a «a spezzoni eversivi no global, e non è da sottovalutare il supporto dato da attivisti dei centri sociali. Il prefetto ha sgomberato di recente lOrso, ma a Milano ci sono ancora 12 centri abusivi, uno addirittura dal 1975.
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