De Feo racconta il cinismo della «Cucina francese»

Giovanni Antonucci

È raro che una commedia italiana abbia due edizioni con interpreti diversi nell’arco di due sole stagioni. È il caso di Alla faccia della cucina francese di Sabina Negri, in scena al Teatro Belli di Roma e poi in tournée. Nella precedente edizione era interpretata da Milvia Marigliano, ora da Gianni de Feo. Si parla di commedia e non di monologo, perché in realtà la pièce vive su due personaggi dalla vita diversa che, alla fine, troveranno un imprevisto punto d'incontro. Che cosa può legare una rispettabile signora della media borghesia, sposata a un professionista e madre di un bambino, a una prostituta senza alcuna illusione sul suo mestiere e sui clienti di ogni tipo che la frequentano? La commedia di Sabina Negri rappresenta queste due vite inconciliabili, giocando sui toni del sarcasmo, del graffio, del cinismo, senza però che manchi un fondo di amarezza che dà spessore ai personaggi. Si ride molto, insomma, ma è un riso che, nel finale a sorpresa, dove le due donne scoprono di avere qualcuno in comune, lascia la bocca amara. Il curioso titolo della pièce allude alla vera e propria passione per la cucina francese della rispettabile moglie.

La scelta di un interprete maschile, dettata dalla volontà di rappresentare i personaggi con un certo distacco, può essere discutibile, ma Gianni de Feo li interpreta con una verità umana e insieme con un'ironia sorprendenti. Il merito è anche della regia di Antonio Salines, attenta a cogliere i risvolti più sottili della commedia.

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