De Gennaro rimosso, l’allarme della Cdl

L'opposizione punta il dito: "Il governo riferisca in parlamento". Berlusconi accusa la maggioranza: "Vogliono mettere le mani su tutto, quando toccherà ai carabinieri?". Casini chiede l'intervento di Amato: "Difenda chi tutela la nostra sicurezza"

De Gennaro rimosso, l’allarme della Cdl

Roma - Il giorno dopo l’annuncio di Romano Prodi della prossima sostituzione del capo della Polizia Gianni De Gennaro e dell’indagine avviata nei suoi confronti dalla procura di Genova per i fatti del G8, è Silvio Berlusconi a tenere alta la polemica. Con un j’accuse durissimo. «Mi chiedo - dice l’ex premier lasciando l’assemblea di Confcommercio - se dopo aver messo le mani su tutte le istituzioni vogliano impadronirsi anche di tutto ciò che ancora non è sotto il loro diretto dominio. Ho detto sarcasticamente, ma mica tanto, ma a quando i Carabinieri? Non si lascino scappare nulla...». Il centrodestra, però, punta il dito anche contro la maggioranza accusandola di aver ceduto alle richieste della sinistra radicale rendendosi responsabile di un ulteriore sfregio alle istituzioni del Paese. E chiede che il governo riferisca al Parlamento.

Il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini arriva pure a chiedere un intervento di Giuliano Amato e si augura che il ministro dell’Interno «voglia difendere la dignità dei poliziotti italiani, di coloro che difendono ogni giorno la nostra sicurezza, impedendo questo scempio». Secondo Claudio Scajola, ex ministro dell’Interno e ora presidente del Copaco, il governo è stato «dilettantesco e irresponsabile». «Ciò che sconcerta - aggiunge - non è il programmato avvicendamento del vertice operativo della sicurezza nazionale ma il modo con il quale il governo, nella diretta responsabilità del presidente del Consiglio, gestisce un ricambio fisiologico, facendolo apparire come il licenziamento in tronco di un grande servitore dello Stato e di un grande capo della Polizia». Il cambio di De Gennaro, secondo il presidente dei senatori di Forza Italia Renato Schifani, è «una ritorsione servita ai no global» perché «le parole di Prodi alla Camera e la simultanea inchiesta giudiziaria contro De Gennaro configurano una vera e propria caccia all’uomo». Di «grave sfregio alla credibilità delle istituzioni» parla invece il coordinatore azzurro Sandro Bondi.

Gli fa eco Maurizio Gasparri, componente dell’esecutivo di Alleanza nazionale. «È veramente singolare la tempistica con cui alcuni settori della magistratura indagano su De Gennaro - dice Gasparri - con un’operazione che sembra sincronizzata con l’annunciato siluramento-epurazione del capo della Polizia» Mentre il senatore di An Alfredo Mantovano ipotizza che ad andare via possa essere Prodi, «un personaggio politicamente e istituzionalmente irresponsabile».
Maurizio Ronconi, vicepresidente dei deputati dell’Udc, propone che «il centrodestra dichiari indisponibilità a verificare nomi alternativi a quello di De Gennaro come capo della polizia». Licenziarlo ora, aggiunge, «rappresenterebbe un precedente gravissimo, una condanna preventiva e soprattutto una offerta di soddisfazione ai no global e ai movimenti, un corpo della Polizia ostaggio degli estremisti di sinistra». E anche la Lega, per bocca del capogruppo alla Camera Roberto Maroni, fa sapere che contrasterà «questa decisione incomprensibile». «Tutti i dati - spiega il vicecapogruppo Roberto Cota - dimostrano che è in atto un’emergenza sicurezza, e proprio per questo la sostituzione di De Gennaro è molto pericolosa». E ancora: «Questo governo lavora contro la sicurezza dei cittadini: dopo l’indulto, ora la sostituzione di un capo di Polizia efficiente. Peggio di così...».

Come il Cavaliere, anche l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga ironizza sulle prossime mosse del governo. «A quando le mani sull’Arma dei Carabinieri?», chiede polemico per poi invitare le Forza dell’ordine a «non esporsi più di tanto nella lotta al terrorismo islamico fino a che sarà in carica il governo Prodi» così da non rischiare di «finire in galera».

Sulla questione, il centrodestra chiede anche che il governo riferisca in Parlamento.

Che, dice il senatore di An Francesco Storace, «ha il diritto di sapere dal governo o dal ministro dell’Interno le ragioni della destituzione del capo della Polizia». «C’è inquietudine nei cittadini su quanto sta accadendo e - insiste Storace - chiedo che il Senato si attivi subito perché nella seduta odierna ci sia una comunicazione formale del governo».

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