Cosa aveva detto Aurelio De Laurentiis in un impeto di sincerità? «Mazzarri è l’allenatore ideale per il futuro del Napoli, con lui siamo in una botte di ferro». Sono bastati tre giorni per ripensarci. Per scoprire la bugia. Per ripensarci ancora. Il Napoli è rimasto nella botte, Mazzarri è stato scaricato e poi inseguito per un incontro romano - mediato dal ds Bigon - nella sede della FilmMauro durato tre ore e concluso da una sostanziale intesa: si riparte insieme avendo «gettato le basi di una nuova collaborazione per continuare nel programma», recita il comunicato della società. Il festival dell’ipocrisia.
Il presidente ha tenuto sulla corda Mazzarri finché non è svanita l’idea Juve. Poi ha provato a fargliela pagare. E senza troppo scandalizzare il pubblico napoletano, che aveva assaporato l’amaro di un tradimento.
Così il Napoli è tornato quel meraviglioso calderone di situazioni improbabili e vulcaniche che ce lo ha fatto conoscere nei tempi. Intendiamoci, un cambio tanto traumatico, vissuto all’ombra di una grande impresa come la conquista del terzo posto e il ritorno nell’Europa Champions, non sarebbe stato proprio un bel passaporto. Ma ci stava. Walter Mazzarri si è costruito il pedigree e sempre a maniche rimboccate, ma con l’eterno vizietto del primo della classe: presuntuoso ed eccessivo, chiacchierone senza mezzi termini e chissà quel che racconta agli amici al telefono. Voleva la Juve e lo ha fatto intendere a tutto il mondo. De Laurentiis non ha gradito. Ha lavorato nell’ombra, rapido e pronto alla sintesi. Nei giorni scorsi a Roma, e ieri mattina Torino, ha parlato e incontrato Giampiero Gasperini, chissà se ben valutando i rischi di affidarsi ad un tecnico di così scarso pedigree nelle competizioni europee (in Europa League è uscito con il Genoa nella fase a gironi). Dopo la riappacificazione, l’ha «congelato» tenendolo pronto in caso di bisogno.
Fra Mazzarri e il presidente del Napoli c’era un problema di fondo difficilmente risolvibile: il tecnico chiedeva rinforzi, spese sostanziose per rinforzare la rosa, aveva già avanzato la richiesta nel mercato invernale e quell’altro lo ha sempre ripagato con quisquilie, seconde e terze scelte. Al massimo Mascara e Ruiz. Non bastano Lavezzi, Hamsik e Cavani per rendere grande il Napoli. Mazzarri ne era convinto, ma non si fidava delle promesse del presidente. Per non sprofondare in Champions servivano rosa e squadra più forte. Quindi, aveva pensato, meglio una Juve da costruire e riassettare piuttosto che un Napoli tutto lustrini, illusioni e promesse mancate. E il livornese aveva comunque voglia di cambiare aria. Gli allenatori avranno tanti difetti, ma sono più bravi a valutare i portafogli e la voglia di spendere dei presidenti prima ancora che il valore dei giocatori.
Quest’anno i cinepanettoni probabilmente non hanno reso secondo abitudini. Ma è pur vero che De Laurentiis aveva diritto di vedersi trattato meglio davanti all’opinione pubblica: infantile il giochino del tira e molla, sperando di cambiare panchina. Poi la fretta Juve ha messo fuorigioco il tecnico, che aveva già dato indicazioni di mercato, ragionato sul modulo, segnalato acquisti e cessioni. La svolta su Conte ha costretto l’allenatore del Napoli ad abbozzare, avviando una discreta e attenta retromarcia. Gli ultimi silenzi del presidente sono stati il campanello d’allarme. Le idee trapelate, panchina a Gasperini e Reja direttore tecnico (con tanto di: grazie no!), discreti avvisi ai naviganti.
Ieri i fuochi d’artificio. De Laurentiis ha chiesto agli avvocati una via alla rescissione per giusta causa: ballano 6 milioni di euro lordi (2 anni di contratto). Opzione impossibile, dato che di liberare Mazzarri ha più volte detto di non pensarci proprio.
In questi giorni, avendo intuito qualche pericolo e avendone avuto avvertimento, Mazzarri ha studiato il manuale dell’allenatore inattaccabile con dichiarazioni monstre: «Non ho mai avuto contatti con altri club, sono un tecnico sotto
contratto e so come ci si comporta. Se qualcuno era interessato a me, lo avrà detto al presidente. Sono coerente, ma forse ho sbagliato ad essere troppo sincero». Forse.Con buona pace di Gasperini che rimane in lista d’attesa.
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