Europei 2008

De Rossi: dobbiamo farcela, non voglio "rosicare" anche in azzurro

De Rossi: dobbiamo farcela, non voglio "rosicare" anche in azzurro

Baden - Il 'rosicone' non ci sta più a perdere. Non è agevole spiegare all'Europa, a cavallo tra Austria e Svizzera, la parola più amata dal romanissimo De Rossi. Ma questa volta, in Italia, il messaggio è chiaro ben oltre Testaccio: c'é la Francia martedì a Zurigo ed è dentro o fuori. "Uscire subito sarebbe un fallimento, non c'é altro modo di chiamarlo. Rosicherei a tornare a casa, e ho già dato con la Roma, spero sia finita: perciò pensiamo a vincere", dice De Rossi a due giorni dal match di Zurigo.

E per capire non bisogna esser nati dentro il Gran Raccordo anulare. Il numero 10 della nazionale aveva chiuso la stagione da romanista con una sparata contro lo scudetto Inter: "Oggi rosico, ma quegli aiutini...", disse. Un mese è passato, la situazione è la stessa, in azzurro: gli errori arbitrali, l'ultima giornata al cardiopalmo, e poi non basta vincere. Ora De Rossi è l'emblema di questa nazionale campione del mondo, arrivata al bivio piena di rabbia. Lo raccontavano il suo volto furente, al pari di Panucci con la Romania, e il piccolo tic nervoso della gamba sotto il tavolo, mentre oggi da Casa Azzurri svelava l'adrenalina azzurra: "Ha ragione Domenech - dice De Rossi - il nostro oramai è il derby d'Europa. A Berlino nel 2006 fu 'la' finale, questa è 'una' finale. Cosa abbiamo noi di diverso rispetto al Mondiale? Alcuni interpreti, e i risultati che non arrivano: quando ci sono, coprono anche i piccoli nei. Qui siamo convinti di meritare più di un solo punto: errori ne abbiamo commessi, ora ci resta una sola possibilità. Contro una delle squadre più forti al mondo".

Recrimina poco sugli arbitraggi, anche qui i conti si faranno alla fine. "Dopo, parleremo: e non potrà far male a nessuno dire le cose come stannò". Non gli piace l'idea della moviola in campo ("chi direbbe poi se è fuorigioco o no? E i maxischermi allo stadio li avete visti, possono creare problemi"). E in attesa di capire meglio come arbitri Lubos Michel ("confesso, i direttori di gara italiani li conosco, quelli stranieri no"), ammette solo: "A questo Europeo con gli arbitraggi qualcosa abbiamo perso: siamo stati sfortunati. Come in campionato? Ma ora non dite che sono io...".

Gli hanno insegnato che "non si va avanti a gomitate e allusioni", ricorda polemico De Rossi al quale ancora non va giù come fu trattato al Mondiale, quando un gomito alto in Italia-Usa gli costò quattro giornate, "e i sondaggi tra la gente per capire se dovevo tornare a casa o restare come fardello della nazionale". "Ora invece mezza Italia mi voleva in squadra. Mi ha inorgoglito - ammette - poi ho riflettuto: e ho capito, era soprattutto per massacrare Donadoni". Con il quale, ammette anche De Rossi, non tutto è filato come avrebbe voluto. "Mi ero convinto anche io di giocare la prima - spiega - ma non perché me lo avesse detto il ct. Leggevo, annusavo: poi il dispiacere c'é stato, ma leggere che prima dell'Olanda salutavo mia figlia a bordo campo perché isterico è stato davvero troppo. E non si può dire che avessi messo il muso: sarebbe un insulto a Gattuso e Ambrosini". De Rossi non vuole insultare nemmeno la professionalità degli olandesi ora che si parla di combine: neanche a lui, nonostante i chilometri che dividono Roma dalla Bergamo di Donadoni, piace la cultura del sospetto: "Come si dice, a pensar male non si sbaglia mai? Ecco, io non lo condivido. Anche Inter-Siena penultima di campionato - aggiunge tornando al parallelo con la volata scudetto - si pensava al biscotto. Lo davano per certo. E invece sapete come è andata. No, io non credo alla combine. Ditelo alla Romania, se è contenta che giochi Huntelaar invece di Van Nistelrooy. Magari con le riserve l'Olanda va anche meglio. Anche se non c'era bisogno dell'Uefa per capirlo...".

Quanto ai cambi azzurri, De Rossi non mette becco: "Nella riunione dopo la prima sconfitta, Donadoni ci ha ascoltato. Hanno parlato anche alcuni veterani, ma consigli tattici no: quelli non servivano". Piuttosto, la ricetta di De Rossi è un'altra: "Se la Romania vince e ci elimina, rosico. Ma se la Romania non vince e noi non battiamo la Francia, rosico ancora di più. E allora, non ci resta che dare tutti il 'fritto'". Che da queste parti non è un piatto di gran moda.

Ma a questa Italia romanaccia va benissimo.

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