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Decapitata a Catania, il marito: "Lei chattava" 

"Hai troppi amici sul web". E la sgozza davanti al figlio. La donna, erede di un noto costruttore, colpita con incredibile violenza mentre era davanti al pc: è stata quasi decapitata. Poi il figlio ha tentato di accusarsi del delitto: "Non volevo vedere papà in carcere"

Decapitata a Catania, il marito: "Lei chattava" 

Catania - Lei chattava tutto il giorno su internet. Lui protestava ossessionato, gridando, temendo un tradimento con altri uomini conosciuti in rete. Ieri l'epilogo dell'inferno in famiglia di mattina presto: Giuseppe Castro, 35 anni, magazziniere senza lavoro, ha preso in mano un taglierino e ha sgozzato la moglie Mariapia Scuto, 42 anni. L'ha quasi decapitata. Lo ha fatto di fronte al figlio di 15 anni e alla suocera che abita nell'appartamento vicino sullo stesso pianerottolo. Poi ha chiamato al telefono la polizia: «Venite l'ho ammazzata». Quando tutto sembrava finito, il colpo di scena: in questura, tra le lacrime, la confessione choc del figlio minorenne. «Sono stato io...». Parole come macigni che hanno raggelato gli investigatori delle volanti. Messo alle strette, però, il ragazzo non ha retto la parte dell’assassino e, alla fine, in lacrime, ha ceduto: «Non è vero, volevo salvare il mio papà, gli voglio troppo bene, non voglio abbandonarlo. Sono terrorizzato dall'idea che le mie sorelline ancora piccole di 7 e 12 anni possano crescere senza di lui».

Sono scene raccapriccianti quelle che si susseguono nell'appartamento al settimo piano di un palazzo di via Costanzo, a ridosso del centro. Sono da poco passate le 9. La lite in famiglia, l'ennesima, sempre per lo stesso motivo: le chat che attirano sempre di più Mariapia Scuto, attaccata giorno e notte al computer. Giuseppe Castro, il marito, è ossessionato dalla gelosia. Sospetta che la moglie intrattenga una relazione con un uomo conosciuto in rete. I due litigano, gridano, si insultano, poi la tragedia: Giuseppe Castro si allontana un attimo, prende in mano un cutter e si avventa contro la moglie. Un primo fendente al collo, quasi a decapitarla, poi infierisce sul corpo esanime della donna procurandole tagli ai fianchi e alla schiena. La scena di fronte al figlio e alla suocera. Poi si allontana, va in bagno e getta il taglierino nel water. Infine chiama la polizia. La versione dei fatti però non convince sino in fondo il magistrato, il sostituto Salvatore Faro, che decide di sentire pure il ragazzino per capire sino in fondo la dinamica dei fatti. Troppa violenza contro Mariapia Scuto, figlia di Vittorio Scuto, noto imprenditore edile che alla fine degli anni Settanta aveva già costruito metà dei palazzi di Catania.

Alle 15 il colpo di scena. Il figlio della coppia si autoaccusa del delitto per poi ritrattare venti minuto dopo. Per tutto il pomeriggio le due versioni dei fatti si sovrappongono. È un susseguirsi di verità e smentite. Qualcuno immagina pure che qualcuno abbia suggerito al ragazzo una strategia per salvare il padre. Chi conosce bene l'adolescente invece è sicuro che l'iniziativa sia del ragazzino attaccato in maniera morbosa al genitore.

Ma il suo disperato tentativo è stato inutile.

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