«Un decreto salva porto» Così Musso rilancia Genova

Sì alla legge quadro per i porti, ma prima un decreto legge che affronti i nodi più urgenti per la portualità ed una riforma del Codice della navigazione. Così il senatore del Popolo della Libertà Enrico Musso risponde alle dichiarazioni del ministro Altero Matteoli che ha aperto alla possibilità di lavorare per una legge che riformi la portualità e lo shipping italiani. Musso, lunedì, aveva anche incontrato il presidente dell’Autorità Portuale genovese Luigi Merlo facendosi promotore di un’iniziativa che, in tempi brevi, possa permettere allo scalo del capoluogo ligure un rapido rilancio: «Non possiamo aspettare l’iter legislativo che su una cosa del genere durerebbe almeno due o tre anni- commenta Musso-. Questo problema va risolto nel giro di pochi mesi e sarebbe utile che il governo decidesse di optare per un decreto legge. Solo così possiamo uscire da una situazione di emergenza».
Musso ha già affrontato l’argomento anche con parlamentari liguri del Partito Democratico incassando l’intesa su un paio di punti: «Il conteggio per l’extragettito dovrà essere calcolato partendo da un unico anno di riferimento- spiega il senatore - e bisogna fare in modo che si vari un provvedimento per permettere l’integrazione della Pianta organica dell’autorità portuale, portando a pre pensionamenti e nuove assunzioni che siano a costo zero per gli enti pubblici».
Quindi si potrà affrontare la riforma del codice della Navigazione, «del tutto inadeguato- dice Musso- perché risale al 1942 e oggi sono mutate le condizioni della navigazione, della portualità, della logistica e della pianificazione costiera». Quando si metterà mano alla legge quadro sui porti si potrà poi mettere completamente in ordine il sistema portuale italiano, «oggi questa norma è uno scola pasta e fa acqua da tutte le parti».


Genova e il suo porto stanno attraversando problemi legati all’inchiesta della magistratura, «ma non sono le inchieste giudiziarie a fare scappare terminalisti e armatori- commenta il senatore- quanto azioni poco trasparenti del passato che hanno portato all’abbandono di colossi come Costa e Maersk. Quello del porto di Genova non è un problema di hardware ma di software».

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