Il decreto taglierà consiglieri e municipi

Al di là di tagli, risparmi e razionalizzazione di spese, la vera “cura dimagrante” per il Campidoglio arriverà con la definitiva approvazione del decreto attuativo su Roma Capitale che ha avuto il primo via libera venerdì scorso. L’assemblea capitolina sarà ridotta da sessanta a quarantotto consiglieri, con una giunta più snella (dodici assessori) e l’intero territorio comunale che passerà dagli attuali diciannove a un massimo di dodici municipi. I sei articoli del primo decreto, che potrebbe essere approvato in seconda lettura entro il 20 settembre, riguardano la struttura interna di funzionamento dell’ente locale speciale mentre - ha spiegato il sindaco Gianni Alemanno - «è in corso di studio e di confronto, con Regione, Provincia e Ministero, un secondo decreto sui poteri che spetteranno a Roma Capitale». Secondo il documento approvato venerdì, il sindaco parteciperà alle riunioni del Consiglio dei ministri quando all’ordine del giorno ci saranno argomenti inerenti alle funzioni conferite a Roma Capitale. Ma le cifre dei componenti del Consiglio non cambieranno prima della nuova elezione del numero dei membri dell’assemblea: i consiglieri rimarranno sessanta oltre al sindaco, ma poi saranno ridotti a quarantotto. Ma il presidente della commissione speciale per Roma Capitale, quella che vigila sui finanziamenti per i fondi appositamente destinati, Francesco Storace, protesta per un decreto «calato dall’alto», visto che «non c’è stato nessun dibattito in consiglio comunale prima dell’approvazione. Questa vicenda - ha proseguito Storace - è il contrario della trasparenza e della democrazia». Malumore quello del leader de La Destra che si somma soprattutto a quello del Pd. «Il 95% dei consiglieri comunali non conosce il decreto - sostiene il presidente della commissione speciale per le riforme istituzionali di Roma Capitale, Francesco Smedile - il sindaco non ha incontrato gli organi comunali competenti negli ultimi sei mesi e sta gettando alle ortiche la possibile collaborazione con l’opposizione. Inoltre non serve accorpare i municipi, ma trasformarli in Comuni conferendo loro più poteri». Successivamente Alemanno ha spiegato che il decreto legislativo di Roma Capitale, approvato in prima lettura, «deve acquisire il parere del Consiglio comunale».

Per il sindaco, affinché il decreto sia condiviso e «effettivamente interpretativo del ruolo di Roma Capitale, sarà rimandato in Commissione e poi, tra la prima e la seconda lettura, deve esserci un attento approfondimento» in Consiglio comunale.

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