Ha dovuto attendere tre anni, spendendo oltre 200mila dollari tra viaggi, alberghi e coach. Ma alla fine ce l'ha fatta a farsi incoronare il peggior tennista di sempre. La vittoria sullo statunitense Arzhang Derakhshani ha posto fine all'interminabile striscia di sconfitte dell'inglese Robert Dee, giovane britannico predestinato alla sconfitta, che dopo 54 delusioni ha finalmente assaporato il sapore della gloria. Un successo ancor più dolce considerato che Robert, 21 anni, della contea del Kent, non aveva mai vinto neppure un set nella sua micidiale carriera. Un lungo incubo, trascinatosi tra improbabili tornei in Ruwanda, Iran e Colombia, nel quale Robert è prontamente sprofondato - nel turno immediatamente successivo del Futures di Rues (vicino Barcellona) - tornando alla normalità della sconfitta (contro Artur Romanowski). Una bocciatura meno amara questa volta dopo il tanto atteso battesimo con la vittoria.
«Ora che ho vinto il mio primo match devo darci dentro e cercare di vincere di nuovo - le parole di Robert -. Solo negli ultimi mesi ho capito che avrei potuto battere uno dei miei avversari. Sapevo che era una questione di tempo. Ma ora non mi esalto perché so che si tratta di un piccolo passo di un viaggio molto più lungo. Sono più che mai determinato, non ho mai pensato di mollare. Ho sempre creduto nelle mie possibilità e voglio continuare a migliorare».
Professionista dal 2005, quando aveva 17 anni, Dee non ha ancora vinto un solo dollaro con il tennis. Sono i suoi genitori a mantenerlo, finanziandogli trasferte e allenamenti. Un sacrificio che difficilmente lo porterà a vincere Wimbledon, ma che comunque gli ha già regalato un giorno di notorietà. Un campione della sconfitta, come è stato ribattezzato dai quotidiani britannici, capace di eguagliare il precedente record del tennista guatemalteco Diego Beltranena, sempre sconfitto tra il 1997 e il 2005. Ma diversamente dall'illustre collega, che in otto anni di delusioni aveva racimolato almeno due set, «loser» Dee finora era rimasto a bocca asciutta: 108 set consecutivi persi.
Comprensibile dunque che al match-point contro Derakhshani sentisse come un peso la paura di vincere. «Non credevo al successo fino a quando mi sono trovato avanti 5-1 nel secondo set. Ho avuto un primo match point ma non l'ho saputo sfruttarlo. Dopo aver servito veramente male, ho cominciato ad aver paura di rovinare tutto». Ma Robert - per una volta - ha saputo scacciare i fantasmi e portare a casa il match chiudendo con il punteggio di 6-4, 6-3. Per la gioia dei suoi genitori, i suoi primi (e forse unici) tifosi. «La prima cosa che ho fatto appena uscito dal campo è stato chiamare a casa. Ha risposto mia mamma, le ho mentito dicendole che avevo perso. Mi sono fatto passare mio padre e insieme abbiamo gioito. Per me è stata una specie di piccola liberazione. Sapevo che prima o poi avrei vinto, ma mi chiedevo quando sarebbe capitato. Ora lo so e sono felicissimo».
In attesa dell'improbabile esordio sul centrale dell'All England Club, il prossimo traguardo di Robert è rientrare nella classifica Atp dopo essere salito fino al gradino numero 1466. Dopo l'impresa in Spagna - giura - «nulla è impossibile». Ma più che una promessa detta da lui suona come quel refrain pubblicitario.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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