Deficit sanitario, il Lazio conquista la maglia nera

Desideri (Dc): «Battaglia si deve dimettere». De Lillo (Fi): «Il piano di rientro? Un giallo»

L’obiettivo era la tutela della salute e la ristrutturazione del sistema sanitario. Il proposito era contenere la crescita della spesa del servizio, con la riorganizzazione della rete ospedaliera, la riduzione della spesa farmaceutica, anche attraverso la distribuzione diretta da parte della Regione di alcuni farmaci e il contenimento della spesa del personale. La certezza è invece che l’accordo tra governo e Regioni per il rientro del deficit sanitario, firmato presso il ministero della Salute, sette mesi fa, il 28 febbraio, non ha raggiunto i risultati sperati, almeno nel Lazio, lacerato da un debito che continua a lievitare. E la conferma è arrivata puntuale, ieri, dal sottosegretario alla Salute Serafino Zucchelli che, nel corso del convegno «Il nuovo patto della salute», ha tirato un primo bilancio sul pesante debito sanitario che investe le quattro regioni con i maggiori deficit di spesa che hanno potuto contare, per sanarlo, sulla benevolenza dello Stato. Ma se Sicilia, Campania e Puglia sono state, evidentemente, premiate per la responsabilità gestionale del proprio governo, il bilancio per la regione Lazio è assolutamente negativo. «Le aspettative che avevamo per il Lazio - ha spiegato il sottosegretario Zucchelli - si stanno dimostrando troppo ottimistiche. Con questo trend, il risparmio sarà ben al di sotto di quanto programmato».
E in effetti i dati raccolti nel documento di due pagine a verifica del piano di rientro del deficit sanitario, firmato da Paolo Artico, alla guida del dipartimento sociale risorse umane e finanziarie della Regione, non fanno che confermare le previsioni di Zucchelli. I dati di spesa relativi al secondo trimestre del 2007 redicontati nel documento di Artico prevedono uno sforamento di 217 milioni, rispetto ai risparmi previsti per l’anno in corso. Mentre quelli per il 2008 ne prevedono uno quadruplicato, che ammonterebbe a oltre 800 milioni. Un piano di rientro dei debiti accumulati va quindi messo in agenda tra le priorità da affrontare ma, sia chiaro, deve avvenire senza togliere ossigeno al naturale sviluppo del settore. Come fare quindi a rimanere all’interno dei parametri di costo stabiliti, senza abbassare al tempo stesso il livello delle prestazioni sanitarie? La risposta è nella stessa verifica dell’andamento della spesa del servizio sanitario regionale che conferma il flop della giunta Marrazzo, in cui l’assessore alla Sanità, il diessino Augusto Battaglia, non è riuscito a contenere il debito sanitario, facendolo invece aumentare.
E sul «mancato» ripianamento del debito è intervenuto, con preoccupazione, anche Fabio Desideri, capogruppo della Dc per le Autonomie alla Pisana: «È bene che la questione venga portata immediatamente all’attenzione dell’assemblea consiliare ed è auspicabile che, prima di questa discussione, l’assessore alla Sanità Battaglia rassegni le sue dimissioni, evitandoci la necessità politica di presentare una mozione di sfiducia nei suoi confronti».

Un piano di rientro che, nonostante i pesantissimi tagli e il contributo dei cittadini, non riesce a funzionare e viene definito da Fabio De Lillo - consigliere regionale di Fi - «un autentico giallo politico-amministrativo».

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