Deforestazione: arrestato ministro del Mato Grosso

da San Paolo

Le polemiche sulla deforestazione indiscriminata di cui è stata vittima negli ultimi anni l’Amazzonia sono destinate a ripartire dopo uno studio della Banca mondiale secondo cui l’International finance corporation (Ifc) non avrebbe dovuto concedere un prestito di 30 milioni di dollari al gruppo brasiliano André Maggi.
La società in questione è tra i maggiori esportatori di soia del Brasile e appartiene alla famiglia del governatore del Mato Grosso, Blairo Maggi, di origine bresciana e sotto accusa perché tra l’agosto 2003 e l’agosto 2004, il disboscamento nel suo Stato è cresciuto del 20%.
Il dato è stato rivelato da un’inchiesta del quotidiano britannico Independent, secondo cui le regioni amazzoniche hanno perso nel periodo citato 26.130 kmq di superficie, il 6,23% in più rispetto al periodo 2002-2003. Tendenza che secondo quanto ha annunciato il governo brasiliano sarebbe confermata per il prossimo futuro.
La magistratura ha ordinato tre giorni fa l’arresto del ministro dell’Ambiente del Mato Grosso, Moacir Pires, accusato di aver concesso licenze ambientali irregolari a favore di società impegnate nel disboscamento clandestino dell’Amazzonia.


L’emergenza ha innervosito il presidente Luiz Inacio Lula da Silva, ma ancora di più il Partito Verde che lo appoggiava, e che ha annunciato in maggio l’uscita dal governo, anche se non ha ritirato il suo ministro dell’Ambiente, Marina Silva.
Sul prestito a Maggi, conosciuto come il «re della soia», è stata condotta un’inchiesta.

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