Delbono, altri tre viaggi sospetti Quelle «missioni» a Capri con Cinzia

BolognaAveva rapporti molto stretti la regione Emilia Romagna con l’isola di Capri. Strettissimi. Talmente vincolanti che il vicepresidente Flavio Delbono vi si doveva recare ogni anno, tre volte, dal 2005 al 2007. L’ha fatto sempre in agosto, perché se il resto d’Italia va in ferie, lui no: Delbono lavora, va in missione per conto della regione. E aveva un’agenda talmente fitta che era obbligato a trattenersi un’intera settimana tra la Piazzetta e la Grotta azzurra. E i temi sul tappeto erano talmente complessi che Delbono non poteva rinunciare alla segretaria. Che era anche la sua fidanzata. La faticosa vita di vicepresidente della regione più rossa d’Europa era fatta anche di questi fastidi: tre dure settimane di missione ferragostana a Capri. In due. A spese della suddetta regione.
Quelle trasferte nell’isola dell’amore ora si aggiungono agli altri viaggi esotici che la procura di Bologna contesta all’ex numero 2 di Vasco Errani nell’ambito del Cinzia-gate. Perché di vertici con le autorità di Capri non c’è traccia. Le nuove contestazioni (utilizzo improprio di fondi pubblici) sono contenute nell’avviso a comparire per un secondo interrogatorio che il pm Morena Plazzi ha inviato a Delbono. I reati ipotizzati sono truffa aggravata e peculato.
Dagli accertamenti compiuti dagli inquirenti emerge che Delbono, nelle trasferte italiane, non ha pagato con soldi pubblici per le spese di Cinzia Cracchi, alberghi o cene. Per i primi due viaggi, l’accusa di truffa si riferisce ai rimborsi per le spese di viaggio in treno e per i giorni di diaria (alcune centinaia di euro) richiesti alla regione dall’allora vicepresidente. Nell’agosto 2007, invece, il pupillo di Romano Prodi e compagna hanno optato per l’aereo, il cui biglietto sarebbe stato pagato con la carta di credito della Regione: l’accusa è dunque di peculato.
In questo secondo invito a comparire è invece decaduta l’ipotesi dell’abuso di ufficio, in precedenza contestato per i sette viaggi all’estero: risulterebbe che la procedura per il rilascio delle ferie alla Cracchi è stata seguita correttamente dal superiore diretto. Cioè dal medesimo Delbono. Egli infatti in base ai regolamenti regionali era autorizzato a rilasciare i permessi anche alla sua segretaria-fidanzata.
L’interrogatorio del sindaco dimissionario di Bologna era previsto entro questa settimana, ma probabilmente sarà posticipato. Ieri mattina il difensore di Delbono, l’avvocato Paolo Trombetti, ha incontrato il pm Plazzi per la notifica del nuovo avviso. Vi si contesta anche il reato di tentata induzione a non rendere dichiarazioni all’autorità giudiziaria o a renderle mendaci, per le presunte pressioni di Delbono sulla Cracchi a ridosso del primo interrogatorio della donna.
Incontri in cui l’ex vice di Errani avrebbe offerto denaro a Cinzia in cambio del silenzio. «La linea difensiva - ha detto Trombetti - rimane la stessa. Non c’è stato utilizzo di denaro pubblico per le spese della signora Cracchi in nessuna occasione. Non so su quale base il contenuto di quegli incontri possa far pensare a un reato».
L’inchiesta è già diventata un successo editoriale. Minerva edizioni ha appena pubblicato un instant-book intitolato appunto Cinzia-gate - Scandalo a Palazzo: il caso Delbono scritto da Cristiano Zecchi, cronista del quotidiano L’Informazione di Bologna-Il Domani. Il volume (128 pagine, 9,90 euro) va a ruba nelle librerie di Bologna (nel fine settimana sarà distribuito in tutta Italia). Esso ripercorre giorno per giorno le tappe dello scandalo, dalle prime rivelazioni in campagna elettorale fino alle dimissioni del sindaco.


Un caso che coinvolge la regione Emilia Romagna, un suo esponente di spicco, i sistemi di controlli sulle spese, una società partecipata (il Cup 2000), i lavori da essa affidati senza gara d’appalto a un amico di Delbono, il bancomat girato a Cinzia dal quale furono prelevati 50mila euro. «La Digos si è recata più volte in Regione - ricorda Zecchi -. Se di vaso di Pandora si tratterà, nei prossimi mesi un terremoto politico-amministrativo potrebbe investire tutto il territorio emiliano-romagnolo».

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