Il delirio di Celentano: "I nuclearisti? Dementi" E se il demente fosse lui?

Il Molleggiato scrive al Fatto per attaccare il governo: "Premier in stato confusionale". E lancia il referendum dell'Idv: "Un uomo come Silvio non può governare"

Il delirio di Celentano: 
"I nuclearisti? Dementi" 
E se il demente fosse lui?

Farneticazioni deliranti. Insulti intrisi di odio e conditi con una pseudo coscienza ambientalista. L'ultima lettera di Adriano Celentano - ormai troppo vecchio per vestire i panni del ragazzo della via Gluck - è indirizzata alla redazione del Fatto Quotidiano. Un appello a "studenti, comunisti, fascisti, leghisti e operai costretti a lavorare nell'insicurezza" per affossare il nucleare in Italia: "Essere nuclearisti  non è solo una bestemmia, ma significa essere dementi fin dalla nascita". Ma a leggere lo sproloquio del Molleggiato viene da chiedersi se il demente non sia proprio lui.

C'era un tempo in cui Celentano inviava le sue lettere al Corriere della Sera. Erano i tempi in cui il cantautore cercava di accreditarsi come il guro ambientalista super partes. Arci noti i suoi attacchi contro i palazzinari milanesi. Oggi il Molleggiato fa un salto avanti. E scrive al quotidiano di Travaglio & Co. per sostenere - apertamente - la battaglia dell'idv di Antonio Di Pietro. Il referendum conhtro il nucleare, contro la privatizzazione dell'acqua e contro il legittimo impedimento. Il bersaglio - manco a dirlo - è il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, colpevole di "sfidare l'intelligenza anche di chi lo ha votato, nella sua demoniaca voglia di avvelenare gli italiani".

Celentano ne ha un po' per tutto. Anche per il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani. "Che peso può avere oggi la saggezza degli italiani - si chiede il cantautore - se poi chi ci governa fa dei discorsi cretini". Perché per Celentano chi non la pensa come lui è un cretino, un demente. "Berlusconi - attacca - è ormai in preda a uno stato confusionale".

Eppure a leggere la lettera di Celentano viene proprio da chiedersi se sia stata scritta da una persona non disturbata. Il Molleggiato si rivolge, infatti, a Silvia, cioè "ciò che è rimasto della coscienza" del premier. "Per meglio identificarla a chi legge - spiega Celentano - la chiamerò con lo stesso nome del presidente del Consiglio, ma al femmile, poiché mi piace immaginare che la voce della coscienza abbia piuttosto i modi dolci e gentili di una bella figura femminile che non quelli rudi e maschili". Un delirio, appunto. Un delirio infarcito di insulti in cui si accosta il nucleare al caso Ruby, "il malsano gesto di Lassini" alle berzellette del Cavaliere. "Non si tratta più di destra o sinistra - continua nella farneticazione - per capire che un uomo come Berlusconi non solo non può governare l'Italia, ma nessun paese. Al massimo lui e i suoi falsi trombettieri possono andare bene per una piccola tribù, dove tutti quanti, raccolti intorno al capo, si nutrono a vicenda della loro stessa falsità". 

Ci vuole un immane sforzo per portare a termine la lettura. Non solo perché i deliri del Molleggiato sono pesanti da digerire, ma anche perché il nuovo tribuno del Fatto - nell'intento di smascherare le "spaventose bugie" di un premier "senza un minimo di pudore" - non ha né capo né coda.

Chiama a raccolta le truppe anti Cav per far cadere il governo ma, come al solito, non va oltre allo scherno e agli insulti. Ancora una volta non si capisce a quale titolo Celentano dia titoli a destra e a manca: sta a vedere che lo strambo sia il Molleggiato e non il Cav...  

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