Roma

Delitto dell’Olgiata, il killer rimane senza nome

La Procura si accinge a chiedere l’archiviazione del fascicolo sulla morte della contessa Filo Della Torre

Quattordici anni di indagini per approdare a nulla. L’uccisione della contessa Alberica Filo della Torre avvenuta il 10 luglio del ’91 in una lussuosa villa dell’Olgiata è destinare a restare un mistero. La Procura, infatti, si accinge a gettare la spugna e a chiedere al Gup l’archiviazione del caso. Quattordici anni di indagini che, nonostante iniziali colpi di scena come il fermo di un giovane, Roberto Iacono, si sono poi arenate tanto da fare intravedere ora all’ufficio del pubblico ministero un’impossibile via d’uscita.
Alla soluzione del giallo non ha neppure contribuito la promessa di un premio di 500 milioni delle vecchie lire che nel ’93 il marito della vittima, Pietro Mattei, imprenditore edile, aveva detto di voler dare a chi avese fornito notizie utili per identificare il killer della moglie.
Il delitto avvenne la mattina del 10 luglio ’91, mentre nella villa erano in corso i preparativi per festeggiare il decimo anniversario del matrimonio della contessa, che aveva 42 anni. Il corpo della donna senza vita fu trovato nella sua stanza da letto. La contessa era stata picchiata prima di essere strangolata e colpita con un zoccolo alla testa. Le indagini del pm Cesare Martellino sfiorarono il marito della donna, ma poi portarono al fermo di Iacono che fequentava la casa in quanto la madre, professoressa, faceva lezioni ai figli della contessa. Iacono, finito nei guai per alcune macchie di sangue sui suoi pantaloni, fu presto scagionato dal test del Dna e così anche un domestico, il filippino Manuel Winson. Le indagini portarono gli investigatori anche all’estero, ma alla fine nulla emerse per dar corpo ai sospetti e ora, come si è detto, il caso tra pochi giorni sarà chiuso con una richiesta di archiviazione che la Procura invierà al Gup.
La tragica fine della contessa Alberica Filo della Torre rientra nella casistica dei delitti clamorosi rimasti insoluti nella storia della cronaca nera e giudiziaria della capitale. Per anni investigatori, criminologi, ma anche scrittori di romanzi «noir» hanno cercato di trovare il responsabile di un omicidio tanto efferato quanto incomprensibile.
Il delitto fu scoperto da una domestica filippina mentre in casa si trovavano i due piccoli figli che avevano da poco fatto colazione e nella villa erano al lavoro alcuni operai per preparare la festa che si sarebbe tenuta in serata. Mattei, invece, era al lavoro. Il riserbo e il silenzio di uno dei quartieri romani più esclusivi fecero da sfondo a quell’omicidio che, a distanza di tanti anni, resta ancora un mistero. Un groviglio di piste coinvolsero personaggi di tutti i generi, dal domestico filippino a funzionari dei servizi segreti.

Furono fatte rogatorie in Svizzera per passare al setaccio i conti correnti della vittima sui quali, si ipotizzò all’epoca, sarebbero passati anche denari sottratti illecitamente dal Sisde.

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