Prima del delitto una delle sorelline è stata violentata

Belgio sotto choc per la fine di Stacy e Nathalie, le due piccole di 7 e 10 anni rapite durante una festa. Resta in cella il presunto assassino

Alberto Toscano

da Parigi

La magistratura belga ha prolungato la detenzione del trentottenne marocchino Abdallah Ait Oud, accusato dell’assassinio delle piccole Stacy Lemmens di 7 anni e Nathalie Mahy di 10 anni, i cui corpi sono stati rinvenuti l’altro ieri a Liegi. Il verdetto dell’autopsia aumenta lo strazio delle famiglie e il dolore dell’intera popolazione belga: le due bambine sono state strangolate e la più grande, Nathalie, è stata violentata.
Le piccole sono state trascinate via con la forza da una o più persone. Questo è un punto fondamentale delle indagini, su cui gli inquirenti mantengono il massimo riserbo. Certo, diversamente da quanto alcuni avevano immaginato in un primo tempo, le due sorelline (stessa madre e papà differenti) non hanno seguito di loro spontanea volontà una persona che conoscevano e di cui si fidavano. Sulle loro braccia ci sono ematomi e segni inequivocabili del rapimento. Malgrado i loro sforzi, non sono riuscite a liberarsi.
Senza dubbio Stacy e Nathalie hanno pianto e gridato, ma nessuno le ha sentite. La sera del 9 giugno - quando si è consumata la tragedia nel quartiere popolare di Saint Léonard, - era in corso una festa nelle strade e nei bar. Si danzava, si ascoltava la musica e c’era un chiasso infernale. Catherine Dizier, mamma delle piccole e il suo attuale compagno Thierry Lemmens hanno trascorso la serata al bistrot «Aux Armures», mentre i sei ragazzi da loro avuti attraverso varie unioni coniugali giocavano e correvano in strada.
Sembravano non esserci pericoli, ma in quello stesso locale si trovava Abdallah Ait Oud, nato in Marocco e trasferitosi in Belgio, dove era già stato condannato per atti di violenza su minori. Ieri si è svolto l’ennesimo interrogatorio di quest’uomo, consegnatosi alla polizia dopo che per tre giorni era parso far di tutto per cancellare le proprie tracce. Le ricerche delle due bimbe sono cominciate nelle prime ore del 10 giugno e fino al 13 nessuno ha avuto notizie di Abdallah Ait Oud, andato poi a costituirsi. Ma sempre proclamandosi innocente. È sembrato cadere dalle nuvole, dicendo: «Ho saputo che mi state cercando, eccomi qui!». Però si era rasato completamente i capelli, come se avesse cercato di rendersi irriconoscibile. E nessuno sa che cosa abbia fatto in quei tre giorni. Ci sarebbe però un testimone che lo incastra: un barbone che avrebbe raccontato alla polizia di aver visto Abdallah Ait Oud, coperto di sangue e di fango, in un luogo poco distante dal quartiere dove le bambine sono scomparse. L’avvocato difensore ieri ne ha chiesto inutilmente la scarcerazione.
«Adesso ci auguriamo di trovare una prova decisiva per lo svolgimento della nostra inchiesta», ha dichiarato il giudice Cedric Visart de Bocarmé, della procura di Liegi. Ufficialmente le prove del Dna non sono ancora terminate. Ma è proprio il Dna l’elemento su cui gli inquirenti sperano maggiormente: una piccola traccia sul corpo di Nathalie basterebbe a inchiodare il carnefice.
Per adesso si fa il bilancio dei risultati dell’autopsia, che colloca la morte di Stacy e Nathalie alla notte della loro scomparsa o ai giorni immediatamente successivi. Ma i dubbi al riguardo sono pochi: probabilmente l’assassino le ha portate via insieme (approfittando forse del fatto che erano andate a giocare in un angolo tranquillo del quartiere in festa) e le ha uccise poco dopo, sotterrandole poi in un canale di scolo accanto alla ferrovia Liegi-Anversa. C’è chi parla di «raptus», chiedendosi perché una persona già condannata per reati sessuali su minori fosse tranquillamente in giro. Tornano i discorsi sulla possibile reintroduzione della pena di morte e quelli - ben più concreti - sull’opportunità di ricorrere alla «castrazione chimica», ossia al trattamento farmacologico dei pedofili come condizione per il loro reinserimento sociale dopo aver scontato la condanna.
Adesso i corpi di Stacy e Nathalie sono all’obitorio di Liegi. Sono in due camere separate, come se le famiglie avessero voluto dividere queste due sorelline nate da padri diversi.

I rapporti tra Didier Mahy, papà di Nathalie, e il nuovo compagno della sua ex moglie non sembrano dei migliori. Didier si chiede quali siano le vere responsabilità della coppia, andata a bere e a divertirsi fino alle due di notte, lasciando due bambine sole, a giocare per strada.

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