Una delle due è gravissima, l’altra è stata protetta dal suo corpo

«Melissa, Melissa», urlava Selene appena il fumo si è diradato alzando il velo su una tragedia atroce: ha gridato con tutto il fiato che aveva in gola alla ricerca dell'amica, la compagna di scuola che era con lei un istante prima del boato.
Ma Melissa Bassi, sedici anni, non si è più alzata, è rimasta sull'asfalto mentre tutt'intorno le studentesse dell'istituto tecnico intitolato a Francesca Morvillo e Giovanni Falcone piangevano e gridavano e si cercavano per rimanere unite e sfuggire a un incubo annunciato dalle esplosioni.
Adesso Selena Greco, 16 anni è ricoverata all'ospedale Perrino: è stata travolta dall'esplosione, la prognosi è riservata ma le sue condizioni non sono gravi. È una grande amica di Melissa, ancora non sa che per lei non c'è stato niente da fare. «Glielo diremo con calma, con l'aiuto degli psicologi», spiega la madre mentre attende i medici. Con loro, in quell'istante che ha travolto le ragazze che si preparavano per entrare in classe, c'era Veronica Capodieci, 15 anni: era proprio vicino a Melissa, è riuscita a trascinarsi per qualche metro nonostante le ustioni e le gravi ferite, poi è crollata ed è stata soccorsa e trasportata in ospedale; i medici l'hanno sottoposta a un intervento chirurgico, quindi è stato disposto il trasferimento a Lecce. Le sue condizioni sono disperate. Non è invece in pericolo di vita sua sorella, Vanessa, 19 anni: erano insieme anche ieri, come sempre, per andare a scuola in un giorno come tanti: si sarebbe salvata proprio perché Veronica, di spalle all'ordigno, con il suo corpo le avrebbe fatto da scudo.
Piangevano e urlavano, le lacrime agli occhi, le braccia protese in avanti alla ricerca di un sostegno, i volti anneriti dal fumo, i capelli bruciati: le studentesse finite nella trappola mortale celata in un cassonetto per i rifiuti hanno cercato di farsi forza una con l'altra, e insieme hanno tentato di sfuggire a un destino tragico. Diverse persone si sono rifugiate nel bar della scuola, quello che per molte di loro è stato il rifugio che le ha strappate a una condanna a morte decretata con tre bombole di gas. Alcune hanno assistito all'orrore proprio dalle finestre del locale. «Abbiamo sentito il boato, attraverso i vetri abbiamo visto quello che stava accadendo», raccontano. Una ragazza aggiunge: «Sono andata fuori, ho visto sangue dappertutto, c'era una ragazza per terra che si è alzata e gridava 'aiutatemi, aiutatemi'».


La barista, Marilù, è stata una delle prime a tentare di fare qualcosa: è uscita, si è precipitata laggiù, dinanzi all'ingresso della scuola, ha cercato di aiutare Melissa e si è messa alla ricerca di un lenzuolo per coprire il corpo dilaniato dall'esplosione, ha visto l'orrore stampato sul volto delle superstiti che correvano via dal luogo dell'esplosione. Adesso anche Marilù è ricoverata al terzo piano dell'ospedale Perrino: è in stato di choc, assistita dagli psicologi che raccolgono le drammatiche parole delle superstiti.

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