«Demenziali quelle liste: una polpetta avvelenata servita al nuovo governo»

da Roma

«Demenziale sul piano tecnico, incostituzionale sul piano giuridico: tipica mossa di un ispettore di condominio dell’Urss che lascia i pozzi avvelenati all’arrivo dei nuovi inquilini...».
Non fa proprio nessuno sconto a Vincenzo Visco, Mario Baldassarri - rieletto in Senato nelle Marche per il Pdl e già vice-ministro dell’Economia con Tremonti - per quella «colonna infame» evidenziata su Internet coi nomi degli italiani e i loro redditi dichiarati. «Ma certo! È demenziale sul piano tecnico perché - spiega - se uno ha miliardi di euro in Bot o in Cct, non risultano nei 740. Così come se uno ha società e fa introitare a quelle piuttosto che incassare personalmente. Così ci sono personaggi di gran rilievo che passano magari per nullatenenti solo perché in realtà incassano tramite società cui si possono collegare solo se distribuiscono dividendi...».
Insomma, lei è d’accordo col garante per l’immediata chiusura degli elenchi dei contribuenti?
«Quelle cifre apparse significano pochissimo, alimentano solo gossip di dubbia qualità e rischiano di alimentare la delinquenza visto che ci può esser benissimo chi li consulta prima di dar vita a rapine e rapimenti. Per fortuna il garante per la privacy è intervenuto per tempo!».
In realtà, a quel che si mormora diffusamente, pare che in tanti abbiano fatto in tempo a copiarli...
«Di bene in meglio! Adesso, grazie alla brillante idea di Visco, avremo chi, con quegli elenchi in mano, si prepara a rivenderli ai migliori offerenti! Come fossero di fatto dei codici bancari! Davvero un capolavoro quello del vice-ministro! Senza contare che a mio modo di vedere, anziché contribuire alla lotta all’evasione, semmai rischiano di aumentare la fila di chi cercherà nuove soluzioni per non pagare le tasse.... Sì, perché chi dichiarava tutto, adesso sarà attirato dall’idea di farsi una società o di nascondere i suoi guadagni, visto che non vuole che il resto dell’Italia conosca a menadito i suoi redditi. E non abbiamo ancora detto tutto».
E cioè?
«Mi dicono che il decreto che autorizzava la pubblicazione dell’elenco era dello scorso 8 marzo e che fu pubblicato il 30 dello stesso mese. Ma che poi si è scelto di attendere “per non avvelenare” la campagna elettorale! Ma questo è un obbrobrio! La pubblica amministrazione manco deve sapere se ci sono elezioni o meno!».
C’è chi sostiene sia stato Prodi personalmente a frenare...
«L’ho letto anch’io sui giornali. Ma è lo stesso allucinante. Come si può condizionare il lavoro dello Stato alla condizione della politica?! E poi le ripeto: io non ho visto il decreto e il centro-sinistra oggi si difende asserendo che occorreva rispettare la legge, ma sono sempre più convinto che quella legge - ammesso ci sia - è assolutamente incostituzionale! Negli Stati Uniti una cosa del genere è tassativamente proibita. Così anche in altri Paesi! E poi dovremmo ricordarcelo tutti che l’anagrafe tributaria è stata creata per aiutare l’amministrazione a verificare l’evasione, e non per esser sbirciata dall’inquilino del terzo piano!».
Ma secondo lei perché Visco ha voluto una misura del genere?
«Una polpetta avvelenata per il nuovo governo: per parlare dei redditi di Tizio e Caio anziché soffermarsi sull’opera di detassazione che s’intende praticare. Ma anche... un’ultima viscata: e cioè la traduzione del credo del vice-ministro dei Ds, che recita: primo, il cittadino è evasore per natura; secondo, lo Stato dunque ha il diritto di vessarlo. Anche se forse dovrei aggiungere una buona dose di idiozia».
Come mai?
«Questo Paese ha la memoria corta. Non tutti ricordano ad esempio che nel 2001, quando il Polo vinse le elezioni, scoprimmo che l’Agenzia delle entrate - in gran silenzio - era stata privatizzata! Sì, proprio così, privatizzata. Era una società Iri, poi passata all’Italsiel e finita in Telecom. Quando questa venne venduta ai bresciani e poi a Tronchetti, andò in mano loro. Ci vollero due anni perché Tremonti, che mi delegò a seguire la questione, la ottenesse indietro senza sborsare una lira perché era chiaro che o lavorava per lo Stato o non valeva nulla.

E quando in commissione mi presentavo a discutere la cosa, lo sa che cosa mi rispondeva la sinistra invitata a svelare il motivo della privatizzazione? “Non ce ne siamo accorti”. Capisce!?! Insomma dilettanti allo sbaraglio e sovietici di ritorno. Un bel mix per spacciare fandonie e follie».

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