Denunciò la ’Ndrangheta: ucciso in strada

Era un piccolo imprenditore edile, con una sua impresa nella Bergamasca, dov’era anche residente. Inoltre, in passato, aveva avuto anche una sua società. Parliamo di Giovanni Di Muro, 41 anni, l’uomo ucciso a colpi di pistola calibro 9 ieri alle 11.40 a San Siro, in mezzo ai passeggeri in attesa del tram e dell’autobus, all’angolo tra piazza Axum e via dei Rospigliosi, proprio davanti allo stadio Meazza.
Secondo i primi accertamenti l’aggressore, accompagnato da un complice, ha rincorso Di Muro dopo un litigio abbastanza concitato. Quindi ha preso la mira e ha esploso contro di lui 4 colpi di pistola (e infatti sono 4 i bossoli trovati sul posto): un colpo è esploso a vuoto, uno ha raggiunto il 41enne alla schiena e un altro al torace; una volta a terra l’imprenditore è stato finito con un ultimo sparo in pieno volto. A quel punto il suo assassino e il complice si sono dileguati.
La squadra mobile ha sequestrato l’auto della vittima, un suv Mercedes, parcheggiato a pochi metri dal punto in cui è stato trovato il cadavere. Quindi, gli investigatori hanno incominciato a interrogare tutte le persone presenti sul luogo dell’omicidio.
«Da piazza Axum la vittima, dopo aver litigato con altri due uomini, è fuggita verso via dei Rospigliosi» sostenevano ieri mattina i passeggeri in attesa del tram della linea 16 e quelli dell’autobus della linea 49 che hanno il capolinea in zona, proprio a pochi passi di distanza dal cadavere coperto da un telo verde.
«Ho sentito 4 spari, ho visto l’uomo accasciarsi, rantolare e quindi morire sull’asfalto», racconta il figlio di un barista.
Non è escluso che il movente dell’assassinio sia da ricercare nelle attività illecite dell’uomo, già noto alle forze dell’ordine per reati tributari e contro il patrimonio.
L’uomo aveva piccoli procedimenti penali e, in passato, aveva reso delle deposizioni nell’ambito di un processo milanese ancora in corso (è in primo grado), derivante dall’operazione «Metallica» del 2008, messa a segno dalla Dia (Direzione investigativa antimafia) di Milano, riguardante la criminalità organizzata e che permise di smantellare un’organizzazione della ’ndrangheta guidata da Giuseppe «Pepé» Onorato. Tra gli indagati, compare lo stesso Di Muro, che però non finisce in galera. Nell’inchiesta coordinata dal pm Celestina Gravina, l’imprenditore dà una mano agli investigatori a disegnare la rete mafiosa.

La sua ultima deposizione risale al dicembre scorso. Gli investigatori della squadra mobile, però, pur non sottovalutando il fatto che la vittima avesse testimoniato, non riconducono principalmente il delitto a questa vicenda.

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