Najat è marocchina, sposata nell'88 in Italia con un egiziano: dopo sei anni si è trovata in casa la seconda moglie: anche lei marocchina, anche lei sposata in Italia. «Per risposarsi mio marito aveva falsificato la lettera in cui avrei dovuto dare il mio consenso - racconta -; abbiamo vissuto per anni in 45 metri quadri: due famiglie. Io e i miei quattro figli, lei e il suo: io non volevo accettare e per questo venivo picchiata, continuamente».
Dopo anni di tensioni, l'uomo è fuggito in Egitto e ha portato con sé i due figli minori di Najat, oggi 8 e 12 anni, e una volta lì l'ha denunciata per abbandono del tetto coniugale. «Non posso andare a prenderli, perché mi metterebbero in carcere. Questa è la poligamia», dice lei con le lacrime agli occhi. Accanto a lei siede Zohra, marocchina: quando si è sposata il marito, egiziano, le aveva assicurato di essere celibe. Dopo un anno ha scoperto che c'era una prima moglie e che, insieme al figlio, stava per arrivare in Italia. Zohra si è opposta ed è stata massacrata di botte. Per ritrovare la serenità è dovuta fuggire di casa.«Per queste donne non c'è tutela - dice Suad Sbai - serve una legge che ragioni in termini di territorio e dica che chi sta in Italia, anche se immigrato, può avere una moglie sola».
Entrambe, Najat e Zohra, hanno chiesto aiuto all'Associazione donne marocchine che ha garantito loro assistenza legale e morale: «Le donne che si rivolgono a noi sono reduci da situazioni drammatiche, dove vengono picchiate e umiliate». Solo poche trovano la forza di reagire. A volte pagando prezzi carissimi.
Come è accaduto a Scialley, 23 anni, iraniana e in Italia da 4 anni: «Il mio fu un matrimonio combinato. I primi anni filò tutto liscio. Poi iniziarono le vessazioni. Ho denunciato mio marito. Lui mi ha ripudiata. Ora vivo come una barbona».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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