I francesi sono rimasti «scioccati» più che altro dall’impossibilità di scegliere. Dilemma a naso in sù: schierarsi con l’enigmatica, morbidamente statica Juliette Binoche o stare dalla parte del vitale, godereccio, eccessivo Jerard Depardieu? Era dai tempi della lotta tra il formaggio brie e il camembert che il popolo della Senna non era dilaniato da un tale tormento. Un po’ come qui da noi, in passato, essere costretti ad optare per Sandro Mazzola o per Gianni Rivera spostando il paragone sul calcio. O tra Valentino e Armani tanto per buttarla sulla moda. O tra la Lorene e la Lollobrigida, per riportarla al cinema... Insomma, difficile. Ma indispensabile dopo l’affondo (sorprendente e apparentemente gratutito) dell’attore nei confronti della Binoche. La notizia è rimbalzata dall’Austria alla Francia con qualche giorno di ritardo ma ha fatto l’effetto di una bomba: il mostro sacro del cinema francese, Gerard Depardieu, ce l’ha a morte con Juliette Binoche, una delle attrici più amate (appunto) dal pubblico d’Oltralpe. Senza mezzi termini, lo ha detto in un’intervista al settimanale austriaco «Profil», a ferragosto a Salisburgo. Forse non la detesta, ma certo è che gli sfugge il suo talento. «Quale segreto nasconde? Vorrei sapere perchè da tanti anni gode di così tanta stima. Non ha niente! Assolutamente niente», riporta il sito «Rue 89».
«In paragone Isabelle Adjani (con la quale ha recentemente Depardieu girato in Mammuth) è super, anche se è completamente persa. O anche Fanny Ardant (sua partner in La Signora della porta accanto): è grandiosa, estremamente impressionante», rincara l’attore.
Pare che il giornalista, in evidente imbarazzo, abbia inutilmente tentato di ricordargli i successi della Binoche, che a maggio a Cannes ha ricevuto il premio come miglior attrice per Copie Conforme, e in passato un Oscar per Il paziente inglese. Niente da fare, Gerard ha insistito. «Binoche? Cosa aveva già quando ha girato Les Amants du Pont Neuf? Leo Carax ha avuto bisogno di sei anni per girare il suo film con la Binoche, e alla fine non era solo un film, ma solo un pezzo di merda».
Anche Pialat, afferma non pago, disprezzava la banda des Cahiers du Cinema che non parlava che di Leo Carax.
Parte dalla Binoche e arriva al mondo intero, lo sbuccia con aggressività e dissenso. L’attore dice che oggi preferisce consacrarsi alla produzione del suo vino: «Quando vedi i film di oggi, le animazioni in 3D, gli effetti speciali su computer... tutto meno che storie.
Di storie non ce n’è più, non ci sono film artistici ambiziosi. Quali sono gli artisti di oggi? Cosa resterà del periodo 2000-2020? Tra il ’60 e l’80 almeno c’era la Nouvelle Vague, c’erano Truffaut e Pialat, in letteratura Marguerite Duras, Peter Handke. E da allora?».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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