nostro inviato a Milanello
Scusi, Boateng, visto da fuori, il Milan sembra sull'orlo di una crisi di nervi e di risultati. Da dentro, invece?
«È da giorni che se ne parla, finalmente siamo tutti insieme e possiamo lavorare all'evento. Sappiamo che avere o non avere Ibra ci cambia la vita, non possiamo far niente per cambiare la realtà, sarà dura. Io e Pato siamo pronti».
Come mai avete avuto questo calo di rendimento tra Londra e Palermo?
«È quasi naturale che accada: non esistono squadre che viaggiano a 100 all'ora per dieci mesi l'anno. Siamo partiti bene e ora abbiamo registrato un calo. Sarà utile perciò darsi tutti una bella sveglia. Anche perché è finito il tempo delle chiacchiere, domani servono i fatti».
Non fu un errore forzare la guarigione a Londra?
«Non credo proprio. Ho saltato Bari, in campionato. Tra Londra, Champions e Bari, quale partita valeva di più? Allegri mi chiese se stavo bene e se me la sentivo: ho risposto di sì».
Milan-Inter, chi sta meglio?
«Comincerei dalla classifica: stiamo meglio noi. Abbiamo due punti in più in classifica, poi giochiamo in casa e questo clima di apparente sfiducia nei nostri confronti deve fare da stimolo. L'Inter ha tutto dalla sua parte: entusiasmo e pronostici».
Si dice: senza Ibra tutto il Milan deve dare qualcosa di più…
«Basta con questa storia, sono stufo di sentirmela ripetere tutti i giorni. Può essere penalizzante per il Milan ma può anche diventare una bella chiave psicologica. È venuto il momento in cui alcuni giocatori del Milan devono dimostrare il loro valore».
Lei è allenato a una sfida decisiva, tipo mondiale…
«Sarà un derby determinante: chi vince diventa il favorito numero uno per lo scudetto. L'ho confidato al mio procuratore nei giorni scorsi: questa è la partita più importante della mia giovane carriera».
Come dovrà cambiare il gioco del Milan senza Ibra?
«Quando c'è, due uomini vanno su di lui e si aprono spazi anche per me. Ma abbiamo Pato, Robinho e Cassano che non sono giocatori di grande potenza fisica. Io dovrò correre di più se vorrò conquistarmi qualche spazio utile».
Cosa pensa di Eto'o?
«È il miglior attaccante al mondo, dovremo stare molto attenti al suo gioco, è una pedina fondamentale dell'Inter».
È in pena per l'esito del riscatto del suo contratto dal Genoa?
«Tra la gioia di restare al Milan nel futuro e la possibilità di vincere il derby, io scelgo il derby, senza dubbio».
E se dovesse perdere lo scudetto?
«Se non vinco non posso certo gioire ma so anche che per la mia carriera è stata una stagione molto importante. Sono arrivato in Italia, ho conquistato un posto nel Milan: non sono traguardi di poco conto».
I più pessimisti sembrano i tifosi: perché dovrebbero avere fiducia in voi?
«Se si guarda da fuori è così: tutto bello da una parte, l'Inter, tutto triste dall'altra, il Milan. Invece no. In 90 minuti può succedere di tutto e anzi è il caso che i nostri tifosi si facciano sentire sabato sera, per darci la carica».
Cosa sa del derby di Milano?
«Mai vissuto prima un clima così. In questi giorni però ho rivisto a milan-channel moltissimi filmati delle sfide precedenti e ho colto una evidente differenza: lo stadio. Durante il derby diventa un piccolo inferno».
Cosa dicono di Leonardo nello spogliatoio di Milanello?
«Io non lo conosco, l'anno scorso non c'ero. Mi rendo conto che il calcio è business. Fossi stato io, avrei evitato il passaggio diretto dal Milan all'Inter ma non mi sento di giudicarlo: vorrei batterlo e mandarlo a casa sabato notte pensando solo al risultato del derby».
È così conciato male il calcio italiano?
«I paragoni con Spagna e Inghilterra non reggono. Qui non è possibile vincere 6 a 0 come succede al Barcellona, c'è una grande preparazione tattica anche nelle piccole squadre».
Lei passa come frequentatore di discoteche…
«È successo dopo il Bari, c’era un giorno di riposo. Non sono uno che esce la sera. Da qui alla fine del campionato, non avremo molto tempo da dedicare alla discoteca».
Ha una danza speciale per il gol del derby?
«Se ci sarà la vedrete».
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