È proprio vero: Genova vive il suo derby come un grande momento storico. Ancora una volta il calcio diventa protagonista e se i nostri governanti valutassero bene il suo valore e la sua importanza nella società (genovese in questo caso), forse lo tratterebbero meglio e gli darebbero quei supporti necessari per far rilanciare, su questo versante, la stessa nostra città.
Si diceva, nei giorni scorsi, dellentusiasmo che sta coinvolgendo tutta Genova e non solo (anche nelle riviere il tifo è notevole, basti pensare alle decine e decine di club rossoblucerchiati che esistono) e che in ogni ambiente cè attesa, ansia, preoccupazione, ma anche speranza, sogni, voglia di vittoria. Un esempio (come dimostra questa pagina che abbiamo realizzato in collaborazione con la Carige) è proprio questo. Nel maggior istituto bancario della Regione si vive intensamente la stracittadina. Cè il club rossoblù della banca che sta per compiere ventanni, cè quello blucerchiato che si onora di aver lanciato il «Premio per un personaggio che ha fatto la storia della Samp».Insomma: tifo, simpatia, sfottò e tanta voglia di considerare il calcio un divertimento sincero. E nei giorni scorsi abbiamo anche riportato la simpatica e divertente dichiarazione del presidente di Carige, Giovanni Berneschi il quale, pur impegnato di questi tempi fra mutui e crisi economiche, ha avuto lo scatto di dire: «Spero di vincere, da genoano quale sono, tre a due». Ma abbiamo anche ribattuto subito con la dichiarazione di Garrone Edoardo: «Vivrò il derby in silenzio con le mani in tasca».
Oggi siamo giunti al dunque: che accadrà questa sera in campo? Trentacinquemila tifosi sono già in trepidazione. E mai come questanno il derby ha assunto una particolare fisionomia: un Genoa che ha sei punti in più dei cugini (non accadeva da.
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