Martina gli ronza intorno, bambolina bionda che, di tanto in tanto, gli prende la mano con tenerezza. Luis Figo non è solo calcio. Martina è una delle tre figlie. Tutte somiglianti alla mamma, dice chi le conosce. Sottintendendo che la bellezza è un bene di famiglia. Bravura calcistica, serietà professionale sono il bene del papà. Finora Figo è uno dei pochi interisti che ha vinto. Ha vinto il rispetto dei tifosi e della gente. Figo le basta? «Mi soddisfa. Ma è merito del rendimento in campo. Se non avessi giocato bene la gente avrebbe avuto un'opinione diversa. Tutto sta nel comportarsi il meglio possibile». In quanto a comportamenti, quale Italia ha scoperto nel bello e nel brutto? «In generale il giudizio è positivo. Dopo tanti anni di carriera mi sento arricchito, più completo, con questa esperienza. Le cose negative esistono dappertutto. Nella vita bisogna sempre prendere le cose buone». Allora parliamo del bello. .. «La fortuna di aver trovato rispetto ed affetto. Un buon ambiente. La sorpresa? Qui si lavora davvero tanto sulla tattica. Conta innanzitutto difendere, al contrario di quanto si fa in Spagna. Poi si lavora molto sul piano fisico e per le mie caratteristiche devo lavorare molto per giocare ad alto livello». Ora parliamo del brutto: l'attacco alla Malpensa è stato una esperienza nuova? «Una cosa così non l'avevo mai vista. Mai vissuta. Violenza, aggressività non risolvono niente Chi le utilizza è una persona debole. Credo che nella vita, non solo nel calcio, non si risolva niente con quelle armi». Moratti ha detto: se potessi me ne andrei.... «Capisco: quando uno avvia un progetto lo fa con tante illusioni. Poi, se le cose non vanno, ti senti frustrato per quello che la gente pensa. Moratti ha fatto tanti sforzi e sacrifici eppure la gente lo incolpa. Lo scoramento capita a tutti. Quando fai tanto e non vedi ritorno pensi: meglio andar via piuttosto che soffrire ancora». Lei ama l'arte: mai visto il mondo Inter in un quadro? «Mi piace l'arte astratta. L'impressionismo. Non so, chissà! Magari l'opera di uno spagnolo: Rafael Canogar». Veniamo al derby, quanto pesa una sfida fra due squadre messe al tappeto dalla Juve? «Vincere un derby è importante per la gente. Se giocavamo per lo scudetto avrebbe avuto altra dimensione. Pesa di più per noi. Loro possono ancora vincere la Champions. Però il futuro del Milan dipende dalla sfida col Barcellona. Se non va in finale, siamo pari. Anzi, a noi resta la finale di coppa Italia». Il derby di andata vi ha illuso: per una stagione migliore? «Illuso, forse. Ma in generale l'anno è stato buono. La gente dimentica che sono successe cose importanti nei momenti top. Come sempre capitano in Italia, mi dicono. Quando le tre squadre più forti sono vicine, chissà perchè le cose vanno sempre bene a una e male alle altre. Le altre perdono o pareggiano, ed una si salva sempre e va avanti». Intende dire che la Juve gode di qualche privilegio: ha capito questo stando in Italia? «Senta, non sarò molto intelligente, di certo non sono tonto. Ditemi perchè una certa valenza va sempre a favore loro?». Però voi avete sbagliato: la Juve è bollita e siete lontani... «Certo, noi abbiamo sbagliato più di loro. La Juve ha fatto un anno straordinario, fantastico. Ora è normale sia un po' bollita, impossibile reggere quel ritmo. Invece per noi febbraio è stato un mese difficile». Parliamo di derby: il Milan segna molto. Un problema? «Il Milan dal centrocampo in su ha giocatori di gran qualità che creano la differenza. La squadra ha mentalità vincente. Se uno ha qualità, ma non ha la mentalità per vincere difficilmente combina qualcosa di buono». A voi manca la mentalità? «In alcuni momenti è mancata. Col Villarreal abbiamo fatto una gran schifezza». Giocherete di venerdì santo. Lei è cattolico, capisce il problema? «Capisco, ma per noi giocatori non esiste nè festa, nè domenica, nè domenica di Pasqua. Non è questione di calcio, ma di calendario che non ti permette di fermarti». Forse ci sarà Adriano: il gran colpevole della stagione. «Il responsabile non può essere solo uno. Adriano è giovane, può uscire presto da questo momento. Bisogna ancora credergli: ha 24 anni. Lui deve cambiare in qualcosa, ma pure la gente nei suoi confronti». Cosa conterà nel derby? «Dobbiamo tener palla, sennò soffriamo. Conterà vincere, ma le nostre ambizioni devono essere più grandi del vincere un derby». Un giocatore del Milan che apprezza? «Dico Maldini, è sempre un esempio per qualunque calciatore. Eppoi Kakà: salta l'uomo, va in gol». Figo, lei è un ex del Barcellona. Come finirà la sfida col Milan? «Credo che nella Champions contino molto tradizione, storia, esperienza.
Il Milan, come il Real, è abituato a giocare questa coppa, ne ha vinte tante, spesso è arrivato in fondo. Il Barcellona è una squadra fantastica, però manca sempre in qualcosa. Ha un vantaggio: giocherà il ritorno in casa. Conta».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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