Il design e l’alta moda stile Gattinoni sulla Costa Concordia

Intervista allo stilista Guillermo Mariotto: «Con la nave portiamo il made in Italy nel mondo»

Marialuisa Viglione

Genova si incontra con Roma, nel nome della moda. Per l'inaugurazione della Costa Concordia, al Porto di Roma, a Civitavecchia, banchina 25, non poteva mancare un'immagine di bellezza e stile. E così a proporre uno spettacolo - sintesi di mare e creatività - è stata la maison Gattinoni, un nome importante dell'Alta Moda in Italia.
Davanti alla nave, abiti unici, che noi donne possiamo sognare, con tessuti sperimentali e innovativi, che hanno percorso la storia professionale, di Guillermo Mariotto, stilista di Gattinoni dal 1994 a oggi. Ma anche un capo che ha fatto parlare di sé. E cioè quello indossato dall'elegantissima, a partire dal portamento, Audrey Hepburn in «Guerra e Pace» e disegnato da Fernanda Gattinoni. Era la nuova edizione dello stile impero, con cui Fernanda si impose agli occhi del mondo, influenzando il gusto.
Sono tutti abiti unici che trasferiscono un'idea. «Ogni abito è portatore di un messaggio» - dice Guillermo Mariotto.
«Ho accettato volentieri di partecipare all'evento del varo di questa nuova nave - continua lo stilista, intervistato dal "Giornale" - perché il design e la moda sono ambasciatori del Made in Italy nel mondo. L'arte può essere raccontata in diversi modi, ed una nave così importante è messaggera della bellezza nel mondo».
«L'unicità, la bellezza e l'eleganza sono i dictat delle mie collezioni. - continua Mariotto - Tutte racchiudono una sceneggiatura attenta attraverso la quale mi piace raccontare la mia Moda».
Gli abiti, 23 in tutto, sono molto di più di se stessi. Hanno un'anima, sono scenografici. Gonne immense, dipinte, come fossero opere d'arte. In una il mappamondo, con tanto di mare, nell'altra una pavimentazione teatrale con una prospettiva pittorica. E anche l'abito vivo è un messaggio al mondo. Trenta metri di stoffa Meryl, una stoffa speciale, grigio scuro, elasticizzata, che racchiude sei ballerini che si muovono, rendendo - grazie a questa danza - vivo l'abito». L'idea di fondo? «Ogni abito, nell'alta moda, essendo unico, ha un'anima e si muove e brilla di luce propria». Perché vivo? «L'abito Vivo faceva parte della collezione di Alta Moda 1999, mi ricordo che alla collezione mancava ancora qualcosa un'emozione in più. Ecco allora creai l'Abito Vivo, perché mi trasmetteva il senso della vita, dell'anima che pulsa, dell'eternità. Un abito camaleontico dalle mille forme: un cuore, un fiore, un abbraccio, una nave, e così all'infinito. È eterno, la sua anima è eterna e questa volta mi piace regalarlo al mare, diventerà anch'esso mare».
Ma allora, Mariotto, a quale donna ha pensato: ideale o in carne e ossa? «Mi ispiro sicuramente ad una donna concreta, alla donna contemporanea che ama sognare, viaggiare, lavorare, amare e sicuramente sentirsi femmina. Le mie collezioni sono dedicate ai sogni di tutte le donne, al sogno di sentirsi uniche, che si realizza anche con un abito di Alta Moda».


Anche un abito dedicato a un grande navigatore, omaggio forse a Genova, grande repubblica marinara? «L'abito dedicato all'ammiraglio Nelson faceva parte della mia collezione di Alta Moda 1997, ed è uno dei miei preferiti perché amo questo personaggio storico e soprattutto la statua maestosa che lo raffigura in posa altera con dei leoni accanto. Nelson è immortalato nella mia piazza preferita: Trafalfgar Square. Ogni volta che mi reco a Londra mi soffermo, anche solo per pochi minuti, ad ammirare lo storico ed inquieto personaggio, e sempre mi emoziona».

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