«Di design e di qualità ma al giusto prezzo»

Snaidero festeggia i 150 anni dell’Unità di Italia con una cucina «patriottica» colorata come la bandiera.
Qual è il valore aggiunto di essere italiani?
«Essere un brand italiano per noi è fonte di grande orgoglio: esportiamo da oltre 40 anni in oltre 80 Paesi, un prodotto unico, riconoscibile, di qualità tangibile e difficilmente imitabile: per noi è il riconoscimento di quell’abilità tutta italiana nel fare bene le cose intesa come consistenza di progetto ed eccellenza di prodotto. Prodotti fatti ad arte, in grado d’esprimere abilità, genio e creatività rispettando la tradizione del made in Italy, valori che cerchiamo di portare nelle nostre cucine, quest'anno esattamente da 65 anni dalla fondazione dell’azienda».
Cosa vi spinge a innovare?
«L’innovazione che ispira sermpre i nostri progetti trae sicuramente origine dallo spirito innovatore di mio padre, per tutti il Cavaliere Rino Snaidero, che nel ’46 inaugura il primo laboratorio per la produzione di mobili, sicuro della crescente domanda alimentata dalla ricostruzione del dopoguerra. Di lui ho sempre ammirato la costante proiezione verso il futuro nella ricerca di prodotto, di tecnologie e servizi per le persone. Ho voluto mantenere vivo questo spirito ed è per questo che nel 2006 ho promosso la costituzione di una Fondazione, la Rino Snaidero Scientific Foundation, con una missione importante: “Generare continuamente idee e valori positivi rivolti al miglioramento della qualità della vita in casa”. Perché è nel prossimo futuro che la sfida si giocherà sul piano dell’innovazione strategica in ambito sì tecnologico-industriale, ma anche e soprattutto della distribuzione, comunicazione, conoscenza e relazioni con il consumatore finale».
La cucina è da sempre simbolo della casa italiana, ma i vostri prodotti spopolano anche all’estero...
«In sintesi, penso ci sia quella capacità tutta italiana di essere artigiani industriali creatori di prodotti in grado di soddisfare questo bisogno, fortissimo all’estero, di bellezza, qualità e, perché no, positività. Nella progettazione delle nostre cucine privilegiamo i valori che sono sempre stati alla base del Dna del marchio: qualità, durata, bellezza e sostenibilità ambientale ed etica».
L’aspetto artigianale quanto conta nella vostra azienda?
«Dietro il successo di un prodotto c’è sempre l’eccellenza di un’organizzazione industriale. Tutte le cucine Snaidero sono prodotte in Italia attraverso un processo produttivo avviato ordine per ordine, e quindi lavorando ad hoc sulla personalizzazione, che da noi non è l'eccezione ma la consuetudine. Lo dimostra l’elevata professionalità e manualità degli operatori del nostro reparto “Fuori misura”, una vera e propria falegnameria industriale nel cuore della fabbrica. Ecco perché siamo fieri di dire che in Snaidero le regole della fabbrica sono dettate dal cliente finale».
I vostri prodotti sono diventati in alcuni casi eccellenze da mettere in mostra anche in musei prestigiosi come il Moma. Puntate a stupire oppure funzionare?
«Sempre e comunque a funzionare. Quando la funzionalità riesce a sposarsi con l’eccellenza estetica riusciamo a realizzare un prodotto degno delle migliori espressioni dell’italianità. La cucina Spazio Vivo, per esempio, disegnata nel 1968 dall’Architetto Virgilio Forchiassin, è stata esposta già al Moma di New York per le sue innovative soluzioni stilistiche. A più di 40 anni di distanza l’innovazione di questa cucina viene ancora riconosciuta a tal punto da essere riproposta dallo stesso Moma all’interno della mostra Counter Space: Design and the Modern Kitchen. Aperta fino al 2 maggio 2011, l’esposizione esplora la trasformazione novecentesca della cucina, considerata come un barometro dei mutamenti sociali e tecnologici del ventesimo secolo, momento nel quale la cucina è diventata spazio di grande significato simbolico e pratico. Proprio per raccontare questo periodo è stata scelta nuovamente, la nostra Spazio Vivo, quale rappresentante delle cucine italiane».
Come vede i prossimi 65 anni? Saranno più facili o più difficili?
«I prossimi 65 anni saranno certo più difficili, perché il contesto si sta complicando: ma è proprio l’esperienza dei 65 appena trascorsi che ci dà fiducia e ottimismo».


La cucina del futuro?
«Sicuramente una cucina che riassuma in sé tre concetti chiave: design, qualità tangibile e rapporto qualità-prezzo corretto e percepibile, perché la partita dell’innovazione futura si giocherà sulla capacità di dare risposte concrete e flessibili».

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