Milano deve ringraziare anche la creatività e l'inventiva progettuale al femminile, se è riuscita negli anni a conquistare lo scettro di capitale del design mondiale.
E' per questo che durante la design week, la città vuole celebrare artigiane, maestre e proto-designer che dai primi del Novecento ai nostri giorni hanno scritto pagine importanti nella storia dell’arte, del mestiere e dell’evoluzione del gusto.
Palazzo Morando ospita quindi fino al 21 aprile una campionatura dell'estro "a tinte rosa", mostrando figure spesso poco note, che hanno però dato un apporto rilevante per la crescita artistica e urbanistica di Milano.
Dopo la presenza nelle botteghe futuriste di inizio Novecento, le donne si sono dedicate alla progettazione di oggetti legati ai settori produttivi più diversi dell’artigianato e del design. Oltre al mondo tessile e del gioiello però, la mostra, allestita dall'associazione DcomeDesign, esplora anche il contributo architettonico che le prime laureate del settore hanno dato nel secondo dopoguerra, con progetti che interloquiscono con la realtà aziendale e fa i conti con nuovi materiali, tecnologie avanzate, necessità dei cicli produttivi e esigenze del mercato.
Così si può osservare le opere di chi si è cimentato con fibre naturali come Fede Cheti o con il legno della tradizione come Gae Aulenti con la poltrona Sgarsul. Si scopre poi Anna Ferrieri Castelli, interprete dell’innovazione attraverso le forse inconsuete e le gamme cromatiche, che si rifà a materie plastiche, presentandole nella sua seduta sovrapponibile; si trova anche Titti Fabiani esponente di un minimalismo ante-litteram, che trova concretezza nella poltrona in poliuretano e acciaio.
Da
queste creazioni, provenienti da collezioni pubbliche e private, emergono poesia, capacità di sognare, sottile ironia, ma anche rigore e pragmatismo: sono le cifre del progettare al femminile.Claudia Vanni
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