DA DESTRA PERINA

Roma«È andata al meglio».
Un punto di svolta?
«Il percorso è lungo, ma è stato un “25 aprile” diverso dai precedenti».
Differente in cosa?
«Tanto per cominciare, le manifestazioni di piazza, per la prima volta, sono apparse residuali».
(Flavia Perina, direttore del Secolo d’Italia e deputata del Pdl, è convinta che il nostro sia un «Paese normale», «avanti» rispetto alla politica, «stufo da un pezzo» di schemi da «guerra civile». E considera «di nicchia» i cortei tenutisi a Milano e a Roma). «Non sono più al centro della “giornata”».
Insomma, qualcosa è cambiato?
«Già. E il loro pubblico, che non rinuncia al vecchio schema della contestazione, dei fischi, rappresenta ormai una frangia minoritaria».
Periferica?
«Periferica e portatrice di faziosità irrilevanti, visto che le celebrazioni magari erano altrove».
Importante quella a Onna. Da dove lei attendeva una sorta di “miracolo” berlusconiano.
«Credo che in qualche misura il “miracolo” ci sia stato. E il discorso del premier è stato ottimo, senza retorica, in cui tutti si sono riconosciuti».
Un intervento insolitamente non “a braccio”.
«Ha fatto bene ad attenersi al testo scritto: le parole in questi casi contano davvero molto».
Avremo davvero una festa della libertà, senza distinzioni di parte?
«È l’auspicio. Ed è interessante, importante uscire dalla categoria legata alla liberazione, in favore della libertà, valore da difendere in futuro. E poi... ».
Dica pure.
«Un dato molto importante, per tutti, è la notevole sintonia istituzionale riscontrata nelle parole di Napolitano e di Berlusconi. Anche sulla pietas per i morti dalla parte sbagliata. E il centrosinistra non ne ha saputo approfittare».
In che senso?
«È rimasto sulla difensiva, è ancora in difficoltà. Perché vive in un mondo arcaico e non riesce a cogliere lo spirito costruttivo di Ciampi, Violante... ».
Franceschini rivendica di aver spinto il Cavaliere a festeggiare la Liberazione.
«Provocazione, ma pure assist».
Un boomerang?
«No, un assist positivo, l’occasione giusta per fare qualcosa di importante per tutti. Ma a sinistra hanno fatto una brutta figura per i fischi, preferendo rimanere ancorati alla scelta più facile, al vecchio “copyright” da difendere».
Quanto ha influito la tragedia abruzzese nella ricerca dell’unità nazionale?
«Il terremoto ha condizionato parecchio, perché ha fornito uno choc al Paese che di fronte a una emergenza dà il meglio di sé. E nei fatti è migliore di come viene rappresentato».


Il sisma ha condizionato il Palazzo?
«Certamente sì. E il clima ha contagiato la politica del centrodestra».
Un esempio?
«Be’, la Lega ha fatto un passo indietro. E la deriva “cattivista”, in tema di immigrazione e trattamento dei clandestini, è stata dimenticata».

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