Detassati i giovani imprenditori: il fisco è al 5%

Il provvedimento approvato ieri contiene una brillante trovata: imposta forfettaria al 5 per cento nei prossimi anni per le società fondate dagli under 35. E' un principio sacrosanto perché lo sviluppo passa dalle nuove generazioni SCARICA LA LISTA DI TUTTE LE AUTO CHE RIENTRANO NEL SUPERBOLLO

Detassati i giovani imprenditori: il fisco è al 5%

A prima vista la manovra del gover­no ha una cosa molto buona, alcuni in­terventi di sola manutenzione e qual­che aspetto negativo. Partiamo con la novità positiva. Riguarda le nuove im­prese che verranno fondate da giovani sotto i 35 anni: nei prossimi cinque anni lo Stato pretenderà da loro un’imposta forfettaria del solo 5 per cento. Una man­na fiscale. Decisamente qualcosa di con­creto per il futuro. E soprattutto un prin­cipio sacrosanto: lo sviluppo della no­stra ricchezza passa dalle nuove genera­zioni, si sviluppa nell’impresa, e si con­cretizza con un sistema fiscale molto fa­vorevole.

Il presidente del consiglio si è lasciato sfuggire anche una battuta alla Laffer (l’economista di Reagan): nono­stante la bassa aliquota, il gettito non ne risentirà perché si metterà in moto un meccanismo virtuoso di aumento della produzione. Ahinoi la parte della manovra che ri­guarda la manutenzione sembra però quella preponderante. Sia Berlusconi sia Tremonti, guardando ai mercati internazionali, han­no ribadito la necessità di fare bu­chi di bilancio. Il ministro del­l’economia ha avuto buon gioco nel rivendicare i successi nel con­tenimento dei conti. Ed è più che ragionevole l’impianto macro­economico dell’intera manovra. E cioè di spostare il grosso degli interventi al 2013 e 2014.

È incre­dibile come in molti si dimenti­chino che lo stesso Tremonti fece nell’estate del 2008 una manovra da quasi 40 miliardi (da cui i famo­si tagli lineari) che proprio in que­sti anni sta dispiegando i suoi ef­fetti e grazie alla quale il nostro deficit è inferiore alla media euro­pea. Oggi si ripete il copione, si mettono in manutenzione i conti del prossimo anno e mezzo e si porta in pareggio il bilancio nel 2014. Come promessa a Bruxel­les. Nessuna bomba a orologeria. Ma certamente nessun salto in avanti: si procede a piccoli passi, non si rivoluziona la nostra mac­china della spesa pubblica e non si liberano risorse con misure ine­vitabilmente impopolari. Manu­tenzione, appunto. Il pareggio di bilancio è misura obbligatoria e, come ripetuto dal ministro, di ci­viltà. Ma se non è condita da una prospettiva rischia di far fare a chi ci governa il flop della destra storica.

Il Consiglio dei ministri di ieri non ha visto grandi scontri. Qual­che discussione sull’Ice e soprat­tutto sulla cosiddetta tassa dei Suv. Berlusconi ha ottenuto un in­nalzamento dei cavalli fiscali ol­tre i quali passerà l’aggravio. An­che così resta una norma assur­da, soprattutto per un governo che nel suo programma aveva l’abolizione del Bollo.

Incredibil­mente miopi le imposte sulle ban­che, che inevitabilmente si trasfe­riranno sui clienti e che vanno a colpire con forza la piazza finan­ziaria milanese, la stessa per cui si era parlato di una no tax area. In spregio a qualsiasi criterio di giu­stizia tributaria sono stati blocca­ti i pignoramenti sulle quote latte (questione che sta molto a cuore alla Lega), le cui multe complessi­vamente sono pari al 10 per cento dell’intera manovra: non ci sono parole.

In sintesi. Una manovra che soddisfa pienamente le richieste europee e che ci mette in sicurez­za. Con una brillante trovata fisca­le per i giovani e con una serie di piccole mance dal sapore eletto­rale e tasse di stampo etico da go­verno non proprio liberale.

Ps. Solo oggi, quando verrà uffi­cialmente presentata, si potrà di­re qualcosa di serio sul disegno di legge delega sulla riforma fiscale.

I cui tempi di attuazione non sem­brano comunque brevi. Il fisco è fatto di dettagli e non solo di prin­cipi generali. Proprio per questo la manovra presentata ieri potrà riservarci nella predisposizione del testo finale di sorprese.

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