da Roma
Il voto estero non finisce di riservare sorprese. In occasione delle elezioni legislative del 9 e 10 aprile era stato determinante per la vittoria dellUnione al Senato, e ieri è stata lunica «macrosezione» a dire sì al referendum sulle modifiche della Costituzione in chiave federalista. I Sì sono arrivati al 52,1% mentre i No si sono fermati al 47,9%. Particolarmente schiacciante la vittoria del Sì in America Latina, dove a metà scrutinio i voti favorevoli alle modifiche erano il 63,2% e i No il 36,8%. In Europa, invece, lo spoglio delle schede ha mostrato un costante vantaggio di circa dieci punti dei No. LEstero è stato però complessivamente una delusione per il governo, a poco più di due mesi dallapporto significativo degli «stranieri» nelle elezioni che hanno portato al centrosinistra la vittoria.
Italiani allestero già delusi dal governo Prodi? Certamente non sarà piaciuta la decisione dellabolizione del ministero degli Italiani allestero. Nonostante lappoggio significativo dei concittadini fuori patria per la vittoria dellUnione, infatti, Romano Prodi, ha deciso di delegare la pratica estero a un viceministro, Franco Danieli, spegnendo le speranze di chi aveva sostenuto tanto generosamente i candidati della sinistra. Unaltra chiave di lettura potrebbe essere che in molti dei Paesi dove si è votato per il referendum italiano, come molte Nazioni del continente americano, il federalismo ha lunghe tradizioni alle spalle.
Tra gli Stati esteri dove il voto favorevole è stato più alto cè il Brasile. A scrutinio quasi definitivo i Sì erano il 74,1% e i No 25,9%. Vicini al 74% (73,8%) anche i Sì in Cile. Alto il numero di voti favorevoli in Venezuela: 64,5% Sì e 35,5% No.
Laffluenza a metà scrutinio si è fermata sotto il 27% (26,6%). Ma in alcune regioni è stata importante, come in Argentina, dove ha superato il 40%. A Mar del Plata sono andati alle urne più del 50% degli elettori.
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